martedì 9 dicembre 2008

Abbiamo ospiti tre ragazze australiane, lontane parenti di Ed. Martine è molto affascinata dall'idea di girare il mondo con uno zaino in spalla ma allo stesso tempo l'idea l'atterrisce.
Prima di andare a letto mi chiede: "Ma domani le ragazze sono ancora qui?" "Sì, amore, restano fino a venerdì". "Ma noi domani non ci siamo". "No, piccola, sono da sole".
Ci pensa un pò su, si vede che l'idea la inquieta. Poi chiede: "Ma si sanno gesticolare da sole?"

giovedì 20 novembre 2008

Prima mi sono beccata della cogliona, poi dell'imbecille e ora della fannullona. Il mio governo mi ama.

martedì 11 novembre 2008

Il pensiero positivo è sopravvalutato.
Esco di casa per portare le piccole a scuola e venire in ufficio. Per il tempo che mi ci vuole a scendere dal settimo piano alla cantina dove teniamo le bici, sono beata. Le piccole non hanno problemi a scuola (e mi sorprende notare quanta della mia serenità dipenda dal loro stato d'animo), nessuno è malato, grossi casini in ufficio non dovrebbero essercene. Non sarà una giornata tipo dove giriamo come galline impazzite. Si va in ufficio, si torna, si stàa a casa tranquilli. Non diluvia, non fa un freddo eccessivo, la vita è bella.
Il tempo di arrivare davanti alla porta della cantina e rendermi conto che non ho le chiavi, che ho lasciato a casa il lucchetto della bici, che arriveremo in ritardo, che mi sono dimenticata metà delle cose che mi servono in ufficio. E subito salto come una molla, torno su, mi affanno per arrivare in orario a scuola e penso: "Il pensiero positivo è una cazzata".

mercoledì 5 novembre 2008

Notte passata attaccata alla televisione. Come tante altre volte in passato. Esultante per la vittoria di Prodi, allibita e sgomenta per la vittoria a valanga di Berlusconi.
Questa volta incredula per la vittoria di Obama. Non volevo altro ma non osavo sperarlo. E invece gli Americani, al contrario di noi, hanno fatto la cosa giusta.
Mi ricordo il crollo del muro di Berlino come se fosse ieri, queste elezioni americane vissute come se fossero mie non le scorderò mai.
Che bella la storia vista da vicino.

mercoledì 22 ottobre 2008

"Fuori dal mondo", nel senso di molto lontano.
Da più di due anni abitiamo in quello che continuiamo a chiamare "il nuovo appartamento" e ancora non abbiamo il telecomando per il garage. Ogni volta si arriva col muso fino al cancello, si scende, si apre con la chiavetta, si rientra e via. Spesso la figlia piccola chiede perché i vicini di casa hanno il telecomando e noi no. "Perché mamma deve andare a prenderlo in un posto fuori dal mondo e non gliene va, non trova mai il tempo". Spiegazione che evidentemente le pare logica e che non discute.
Balzo in avanti nel tempo. Mamma deve andare a ritirare un referto all'ospedale di Porretta. Borbotta e mugugna mentre si prepara, lamentandosi di dover perdere un sabato mattina per arrivare fuori dal mondo a prendere uno stupido pezzetto di carta.
"Ah, mamma, ma allora già che ci vai, prendi anche il telecomando per il garage".
Contrariamente a mia cugina, alla quale il frigo troppo pieno crea ansia, a me il frigo vuoto intristisce da matti. Cucinare durante la settimana non mi piace, sempre le stesse quattro cose messe in croce fatte un pò in fretta. Anche durante l'estate butta male, troppo caldo per stare dietro ai fornelli. Ma ora che inizia a far fresco è iniziata la stagione mangereccia e non abbiamo più limiti. Adoro tornare dal fruttivendolo col carrello carico di verdure fresche, frutta di tutti i tipi e mille ricette in testa. Passo i sabati e le domeniche a spignattare, felice come una pasqua. Non che ci sia particolarmente portata, ma devo ammettere che la cosa inizia a piacermi. Dopo aver ereditato la tradizione dei cappelletti, mi cimento in ricette vecchie e nuove, possibilmente di famiglia. O per lo meno lasciate da amici e parenti. Quelle che meglio riescono si riconoscono dai libri che si aprono da soli sempre sulle stesse pagine o dalle chiazze di uovo e cioccolato sparse sui foglietti. Nel corso degli anni ne abbiamo accumulate così tante che sono diventate la nostra storia. Ci sono le ricette scritte da mia suocera, che al solo leggerle richiamano le domeniche passate a mangiare da lei - con relativo magone da lontananza. Ci sono le ricette di gente-cometa che ha lasciato giusto questo segno per poi sparire dalle nostre esistenze, e altre che invece ricorrono sempre e intrecciano legami fra più persone. Quelle "delle sorelle Rocchetti" - che ogni ramo Rocchetti interpreta poi a modo suo - quelle con la maggiorana "che fa tanto marchigiano" e quelle improbabili ereditate dall'amica tedesca. Un patchwork di sapori che mette allegria.
Ora si è aggiunto un elemento che mi allarga il cuore: a Marti piace da matti cucinare. Abbiamo scoperto che ripassare storia e scienze mentre si spignatta porta ad ottimi risultati. Si tramandano tradizioni, rinsaldano i rapporti e il risultato si porta in tavola - che volere di più? E così io ormai non cucino, più che altro do disposizioni e lei esegue. Finché continua a piacerle, per me è una festa.

giovedì 16 ottobre 2008

Finita la colazione, babbo chiede a Chiaretta "un coccolo". Chiaretta si presta, babbo si intenerisce e le sussurra "Ma lo sai che ti voglio tanto, tanto, tanto bene?". Chiara, serafica: "E io a mamma".
Babbo un filino sconcertato, la piccola gli spiega: "Ma perche' con mamma ci sono stata di piu'". Ah, dice papa', perche' io sono venuto a vivere a Bologna piu' tardi. "No, perche' io ho passato nove mesi nella sua pancia".
Incontrovertibile.

venerdì 4 aprile 2008

Succede di colpo. Non lasciatevi ingannare da chi vi racconta che il processo è graduale, quasi impercettibile. Non è così. Un giorno ancora hai dentro tutto un mondo di colori, profumi, immagini, ricordi così vivi da essere certa che siano la tua stessa sostanza, quello che fa di te, te. Poi all'improvviso apri una porta e scopri che la casa che tanto ti ha commosso non è che un vecchio appartamento malandato. Il pavimento di cotto per tanti anni sinonimo di calore e famiglia, i mobili indissolubilmente associati alle tue radici, altro non sono che vecchi pezzi dissestati. Non hanno nulla di romantico, non sono più una morbida cortina di ricordi. Sono davanti ai tuoi occhi, spogli, spietatamente nudi. E mentre ti rendi conto di aver perso tutta la mitologia dell'infanzia, ti scopri anche incapace di idealizzare oggetti e persone nuove. Per quanto non abbia perso la capacità di amare ferocemente la famiglia, gli amici e tutto il loro indotto, nessuno più sarà un supereroe. Nessun vecchio saggio, custode del passato e indovino del futuro, detentore di uno scrigno di saggezza. Niente certezze granitiche, nessuno infallibile.
E' tutto molto più umano. E invece di rimanere tristi davanti ai ricordi svestiti, ti accorgi che la vita imperfetta accoglie anche te. Che non sei più ammutolita dalla soggezione, non hai più l'impressione di non conoscere i misteriori segreti che rendono i tuoi cari così saggi. Ormai ne sai tanto quanto loro, hai le stesse cicatrici. Sei cresciuta.
E' bastata una porta.

giovedì 21 febbraio 2008

Ironia del destino. Io, appassionata di macchine automatiche, vestita sempre con abiti sportivi il meno appariscenti possibile, con zero comprensione della "femminilità", mi ritrovo a lavorare come interprete per una casa di moda. Gente che passa le ore a disquisire di colori, stoffe, tagli. Mi sono ritrovata nello showroom di Milano durante la settimana della moda a chiedermi se non fossi capitata su un altro pianeta. Avvolta dal lusso, dal bello, dai dettagli curatissimi, mi domandavo come si fa ad agitarsi tanto su un pizzo quando c'è al mondo gente che muore di fame.
Erano innamorati i due coccodrilli lei lo chiamava "Cocco" lui invece "Drilli"vivevano in un fiume giù nel Marocco lui sempre insieme a "Drilli" lei insieme a Cocco. Ma in questa che è una dolce storia d'amor arriva tutt'a un tratto su una barca un cacciator...

Quarant'anni suonati, in bici verso il lavoro, a lacrimare per Cocco e Drilli. Ha ragione Ed, la puntura per la menopausa mi ha falciato il cervello, il buon umore, l'energia e, si direbbe, quel minimo di buon senso che ogni cristiano dovrebbe possedere.

In compenso con "lo scarrafone", la bici nuova di zecca con le orecchie basse, nera per non dare nell'occhio (l'altra me l'anno fregata dentro casa), piccola come una bici per bambini, niente cambio, sono arrivata in ufficio in un quarto d'ora invece che in venticinque minuti. Tiè, non sono io che stò invecchiando, è l'altra bici che era fatta di piombo!

mercoledì 13 febbraio 2008

Ho tralasciato un paio di dettagli negli ultimi mesi: il matrimonio, i tanto sospirati quarant'anni, le piccole che crescono alla velocità della luce (Martine è proprio grande. Bella come il sole, intelligente, spiritosa e spinosa allo stesso tempo, e già grande), i viaggi per ospedali per vedere di arginare delle emorragie epiche, l'AIL, il lavoro, le amicizie. Ce ne sarebbe da scrivere per dei mesi, ma alla fine ho deciso di non registrare nulla. Questo blog mi serve per fissare dei pensieri sciolti, dei momenti buffi o meno buffi, ma non di più.

domenica 10 febbraio 2008

Chiaretta, sempre lei. Si parla di pecore, chissà perché. Mi chiede se non hanno freddo su in montagna e io le dico "ma no, amore, le pecore hanno tutta la lana addosso". Ci pensa un pò su e mi risponde "Eh, ma quando le sbucciano no!"