venerdì 4 aprile 2008

Succede di colpo. Non lasciatevi ingannare da chi vi racconta che il processo è graduale, quasi impercettibile. Non è così. Un giorno ancora hai dentro tutto un mondo di colori, profumi, immagini, ricordi così vivi da essere certa che siano la tua stessa sostanza, quello che fa di te, te. Poi all'improvviso apri una porta e scopri che la casa che tanto ti ha commosso non è che un vecchio appartamento malandato. Il pavimento di cotto per tanti anni sinonimo di calore e famiglia, i mobili indissolubilmente associati alle tue radici, altro non sono che vecchi pezzi dissestati. Non hanno nulla di romantico, non sono più una morbida cortina di ricordi. Sono davanti ai tuoi occhi, spogli, spietatamente nudi. E mentre ti rendi conto di aver perso tutta la mitologia dell'infanzia, ti scopri anche incapace di idealizzare oggetti e persone nuove. Per quanto non abbia perso la capacità di amare ferocemente la famiglia, gli amici e tutto il loro indotto, nessuno più sarà un supereroe. Nessun vecchio saggio, custode del passato e indovino del futuro, detentore di uno scrigno di saggezza. Niente certezze granitiche, nessuno infallibile.
E' tutto molto più umano. E invece di rimanere tristi davanti ai ricordi svestiti, ti accorgi che la vita imperfetta accoglie anche te. Che non sei più ammutolita dalla soggezione, non hai più l'impressione di non conoscere i misteriori segreti che rendono i tuoi cari così saggi. Ormai ne sai tanto quanto loro, hai le stesse cicatrici. Sei cresciuta.
E' bastata una porta.