giovedì 7 maggio 2009

"Children...they lick the foam off your latte. What's yours is theirs". Ascoltavo questa notte un'intervista ad una scrittrice americana a me sconosciuta (seguita a ruota da un'intervista ad un biologo che parlava di scarabei stercorari. Sorprendentemente interessante). Questa tipa prima faceva l'avvocato, poi ha avuto quattro figli e a un certo punto ha deciso di smettere di lavorare per stare a casa con loro. La sua carriera di scrittrice è iniziata proprio quando ha iniziato ad ammattire all'idea di non avere uno spazio proprio, dove i figli non si sentissero legittimi sovrani. Something only I own.
Di per sé non è proprio un concetto rivoluzionario, né qualcosa che non mi sia venuta già in mente (in media una decina di volte al minuto). Però l'immagine del bambino che si sente in diritto di leccarti la schiuma del cappuccino è stata fulminante. E' così, non si può aggiungere altro. I piccoli invadono ogni minuto ogni spazio ogni energia ogni spostamento, tutto. Bisogna tenerne conto costantemente, non hai un angolino tutto tuo. Aggiungendo poi che col marito vivo e lavoro, condividendo anche la lettura dei quotidiani online, le mail, gli sms in tempo reale, capisco come ogni tanto mi venga un filino di claustrofobia.
Mica che voglia mettermi a fare follie. Però ora mi metto a pensare a qualche spazio in esclusiva assoluta dove stare sola soletta solissima, senza nessuno che chiami "mamma!" o che mi ponga quesiti di lavoro.