lunedì 20 dicembre 2010

4 gennaio 2011: la nuova attività di Ed in Olanda parte sul serio
31 marzo 2011: la nostra a Bologna finisce
13 aprile 2001: operiamo Chiaretta

L'anno nuovo deve ancora arrivare e già inizia a riempirsi di fatti pregnanti.

giovedì 16 dicembre 2010

‎"L'interrogazione sulle tabelline sicuramente è andata male perché sono andata in tint".
La figlia fashionista.

domenica 21 novembre 2010

Domenica di pioggia. Meno male, devo recuperare due settimane di lavatrici non stirate. Abbiamo passato l'ultimo mese a correre come degli idioti quindi oggi le bimbe - finiti i baccanali in onore del 12° compleanno di Martine - hanno ordine di restare a casa senza la solita masnada di amici e impegni.
Dopo una mattina di tranquilli lavori di casa inizio a stirare. Marti è sdraiata per terra insieme ad Alice e ascolta canzoni su Youtube. Parte da Jovanotti ("Credevo fosse più bello", dice. "Bè - rispondo - per uno che fa il cantante non è mica importante che sia bello, basta che sappia cantare". Chiara reagisce con un modestissimo "Allora io non posso cantare perché sono bella". Alla faccia dell'autostima). Da Jovanotti a Tiziano Ferro il passo è breve. Da lì a "E Raffaella è mia" è un attimo.
Una valanga. E' bastato scoprire che Raffaella Carrà esiste davvero e in effetti canta e balla per far saltare la diga. Stiriamo e scodinzoliamo ascoltando il Tuca Tuca, Ballo ballo e poi via da Gianni Morandi con Fatti mandare dalla mamma e Andavo a cento all'ora, Vianello e i suoi Watussi, Abbronzatissima, Guarda come dondolo, Fred Buscaglione, Mina con la zebra a pois. Come le ciliegie un numero tira l'altro, si dondola e si sculetta e d'un tratto la montagna di panni da stirare è pronta da riporre nell'armadio.
Sicuramente ci sono mille altri modi migliori di questo per passare la domenica.
Al momento però non mi vengono in mente.

lunedì 15 novembre 2010

Marti e babbo sul divano a smanettare col computer, mamma a rassettare la cucina.

Martine: "Snoop dog è morto?"
Mamma: "No, amore"
Martine: "Canta ancora?"
Mamma: "Sì, piccola"
Martine: "Ma com'è, giovane o vecchio più o meno come voi?"

martedì 9 novembre 2010

Un giorno pensi di aver raggiunto il limite della sopportazione. I sassolini nelle scarpe si sono ingigantiti fino a diventare pietre. La figlia malata, la scuola che ruzzola, il futuro incerto, il marito all'estero, lefiglielacasaigattiilcane, la pediatra nella quale non credi più e dovrai cambiare, le maestre algide e anche un filino stronze. Ti dici che poi passa, ma non passa. Non dormi di notte, sei sfatta di giorno, il proverbiale cane che si morde la coda.
Arrivi in Tribunale (in bicicletta sotto la pioggia, come nei peggiori melodrammoni strappalacrime) e ti ritrovi davanti all'ennesima porta chiusa e un cartello che ti dice che devi andare da tutt'altra parte perché nell'unica settimana che non hai seguito il tutto da vicino hanno cambiato sede, orari, modalità e cancellieri. La tentazione di prendere il telefono e dire al marito che è ora di lasciare questo Paese bizantino e esacerbante si fa incontenibile.
Poi il giorno dopo torni in Tribunale. Pedali sempre sotto la pioggia, ma il cancelliere dietro la scrivania (contrariamente a quello solito che ti sgrida se non metti le graffette come dice lui) è una persona umana. A domanda risponde senza guardarti come se fossi una disgustosa macchia di sugo sulla camicia nuova. E la figlia ha ripreso un pò di colore e sorride. E questa sera sai che vai da un altro dottore, con la speranza che almeno lui ti dia un minimo di certezze. E ti rendi perfettamente conto che per quanto la grande sia entrata in pubertà ed inizi a farsi spinosetta, in realtà ti sta ancora andando alla grande e hai solo da baciarti i gomiti. E la tua amica ti manda una mail dolcissima. E ti commuovi perché il fratello orso ti chiama per avere notizie e le cugine fanno il tam tam di solidarietà alle tue spalle. E sai che il giorno che ti deciderai a chiedere aiuto ci sono amiche pronte a prestarlo. E insomma la vita non è ancora magari del tutto a posto, ma un bel puntino di luce in fondo al tunnel si vede.

mercoledì 3 novembre 2010

Ho sempre pensato di non conoscere la paura. Per quanti alti e bassi possano capitare nella vita, mai nulla mi ha spaventato tanto da portarmi alla paralisi. Momenti difficili ce ne sono stati tanti, come nella vita di chiunque. Ma buio panico mai.
Ora so che faccia ha il terrore. Ha la faccia di tua figlia che si assottiglia sempre di più, che passa da un dottore all'altro, da una visita a un'analisi, da una medicina a un rimedio manco fosse una cavia. Presa sottogamba da troppo tempo.
Ora sappiamo cos'ha ma nessuno sembra riuscire a spiegarci come venirne fuori. Così oltre allo squarcio nero che ti si apre nello stomaco ogni volta che la vedi ammalarsi, sei schiacciata da un senso d'impotenza assolutamente intollerabile. Se non ci prendono sul serio la pediatra, i medici del S. Orsola, tutti quelli che l'hanno visitata in questi anni, chissà chi lo deve fare. Ora oltre alla preoccupazione per un rene "smangiucchiato" (ma si può parlare così?) e le pielonefriti che ci assillano (certe parole è meglio non conoscerle del tutto) si aggiunge il casino di dover andare a litigare con un ospedale per ricominciare da capo con un altro.
Ora è il momento dello sfogo, poi passa. Adesso mi viene solo da piangere ma alla fine reagisco e affronteremo anche questa. In fondo non è poi la fine del mondo, non riesco neanche a immaginare cosa debba aver provato zia quando hanno diagnosticato Paolo.

lunedì 25 ottobre 2010

Trenta e passa persone in una grande casa costruita attorno ai mobili della villa di Macerata. Un misto di vecchio e nuovo, porte mattonelle divani credenze di quando eravamo bambini innescati in una casa moderna e intelligente. La prima generazione di sorelle Rocchetti, anche se rosicate a tre, la seconda generazione di cugini, anche se rosicati di uno, e i nuovi arrivati. Caminetto acceso, chiacchiere, pranzi e cene in ammucchiata (nonostante i turni "piccoli / adulti"). Parole crociate e rebus risolti in gruppo, passeggiate per il bosco o in paese, castagne arrostite sul barbecue orgogliosamente costruito dal cugino e dileggiato dal resto della famiglia. La cugina organizzatrice che purtroppo manca ma in fondo non manca perché si fa sentire dalle Baleari. Le costruzioni create con i fiammiferi e i castelli fatti con le carte da gioco.
Sopratutto, le chiacchiere. Essere qui tutti insieme sembra la cosa più naturale del mondo. In realtà dietro ad un semplice fine settimana come questo ci sono famiglie con tre o quattro figli che trasmigrano per centinaia di chilometri, vecchiette che affrontano la fatica e bebé che si straniscono nel bailamme. Un incontro per niente scontato, non facile da organizzare né da affrontare (penso a una come Vale che arriva da Milano con quattro figli piccoli o Ale che oltre ai figli piccoli ha anche il pancione). Eppure ci si ritrova dopo anni, chi più chi meno, e si attacca a parlare come se ci vedessimo tutti i giorni. Estranei magari nello scorrere di tutti i giorni ma uniti in questa grande famiglia colorata, caciarona, variegata e rassicurante come la coperta di Linus.

giovedì 7 ottobre 2010

Ore 5.50 Sveglia
Ore 6.00 Giro al parco col cane, a volte in compagnia di un'altra mamma che ha paura di girare da sola...
Ore 6.25 Cibo e acqua ai gatti, cibo e acqua al cane, si prepara la colazione e si tirano giù le bestie dal letto
Ore 6.30 Colazione in famiglia, anche se ce ne manca un pezzo
Ore 7.15 Dopo docce, letti rifatti, denti lavati, code pettinate, merende preparate, colazione riordinata, zaini controllati, comunicazioni firmate esce la prima figlia - che grazie a dio finché è bel tempo va a scuola in bici con un'amica.
Ore 8.00 Cane in macchina, seconda figlia lavata pulita e pronta, si parte. Giretto mini col cane, accompagnamento figlia a scuola, giretto mini verso la macchina.
Ore 9.00 Lavoro. Abituata a venire in bici, ora smadonno un pò all'idea di dover venire con l'auto per via di Alice, ma per ora grossi problemi di parcheggio non ne ho avuti (anche perché parcheggio a un quarto d'ora a piedi dall'ufficio...)
Ore 13.00 Si torna a casa e si prepara il pranzo per la figlia vera e quella adottiva, un'amica di Marti che in pratica abita da noi da qualche mese.
Ore 14.00 Pranzo, monosillabi (figlia eloquente), caffè. Si sparecchia e si lavora da casa.
Ore 16.00 Esco per andare a prendere Chiara da scuola.
18.30 (a seconda dei giorni) Cena. Se è un martedì o un venerdì si va direttamente da scuola in piscina. Se è un mercoledì la sera do lezione di inglese ad un gruppo di amiche. Se è un lunedì, Chiara è a ginnastica. Se è un giovedì guai al primo che mi parla anche solo per errore.
Ore 20.00 Si piegano i panni, si stira, si spazza una montagna di pelo da terra, si prepara il preparabile per la giornata dopo, si finiscono le traduzioni che ci sono da finire.
Ore 21.00 Ultima passeggiata col cane.
Ore 21.30 Quando va bene, sono già a letto.

Il casino grosso sarà prendersi l'influenza. Forse riesco a programmare gli starnuti tra le tre e le quattro del pomeriggio...

sabato 2 ottobre 2010

Ironia della sorte. 2 ottobre 2003: inizio di una nuova vita a Bologna. 2 ottobre 2010: inizio di una nuova vita a metà tra Bologna e l'Olanda :-)

domenica 12 settembre 2010

Dal 2 al 9 ottobre Ed è in Olanda per far partire la nuova attività! Incrociamo le dita, chiudiamo gli occhi e lanciamoci nella nuova avventura. E se poi di notte mi sogno di aver adottato un cammello che non riuscivo bene a gestire (...), come mi è successo oggi, non lo prendiamo come un segno di ansia repressa.
Coniata una nuova parola per il mappamondo: il Pandamondo.

martedì 24 agosto 2010

A tavola Martine racconta di come si sia pentita di aver visto il cartone animato "Giù per il tubo", perché c'era una barca "però un pò umana" che alla fine affonda e fa ciao ciao con la mano, scena che ha straziato anche Chiara che ora tiene le dita nelle orecchie e canta "la la la la la" per non sentirne parlare.
Evidentemente babbo e io non empatizziamo con il dovuto trasporto perché Marti rincara la dose: "Ma Papi, è come se tu perdessi la mamma!"
Ci pensa un attimo, mi guarda e rettifica: "Non che io pensi che tu sia una barca, mami".
Sarà il caso di mettersi a dieta?

sabato 21 agosto 2010

Cacchio, però il ragionamento di Elena non funziona quando ci sono di mezzo dei figli relativamente piccoli. Cerco di seguire l'onda con uno spirito molto zen, niente nella vita è disastroso finché hai la fortuna di avere un tetto sulla testa, salute e cibo in abbondanza, il resto si aggiusta da sé. Non siamo stati travolti da uno tsunami, non siamo trovati spazzati via da incendi o inondazioni, non c'è bisogno di farsi prendere dal panico. Qualunque cosa si decida di fare, le bimbe si adatteranno e alla fine andrà tutto a posto.
Già.
Allora perché mi si chiude la bocca dello stomaco all'idea di riportarle in Olanda quando Martine mi dice "Ma io non so scrivere né leggere l'olandese, non andò bene a scuola". Perché non riesco ad offrire ragionamenti convincenti a Chiara che mi dice che su non ha Elisa Giorgia e tutte le sue amiche? Te ne farai altre, tesoro. Però l'ottimismo non viene neanche a me, figurarsi a loro.
Perché in realtà l'Olanda è una scelta razionale e ci manca la convinzione di fondo che sia la scelta giusta. Da un punto di vista economico probabilmente sì (e quanto pesa quel "probabilmente"? Quanto un macigno). Ma per il resto il nostro cuore è qui. Mi dico che avrei fatto bene a mantenere la calma, a non divorziare ma far rinsavire Ed buttandolo fuori di casa per un pò, a non tornare in Italia ma tenere su l'appartamento e il lavoro, a continuare a risparmiare per le bambine, per la pensione e a fare tutte le scelte giuste che purtroppo non ho fatto. Razionalmente avrei realmente dovuto fare così e mi rendo conto di aver fallito su tutti i piani. Non è una bella sensazione.
Ma non avrei scoperto Bologna con la sua bellezza e i suoi amici. Non avremmo fatto capatine al mare, pic nic all'aperto, scopracciate a San Martino. Non avremmo potuto rinsaldare i rapporti con i nostri vecchi amici. Non ci saremmo goduti la famiglia in senso allargato, intendendo i cugini e la nipotanza. Il nostro matrimonio non si sarebbe rafforzato. Le bambine non avrebbero avuto la facilità che hanno ora di dire "ci vediamo in piazzetta" o "oggi vengo a dormire da te, domani vieni a mangiare da me, dài facciamo un bel pigiama party". Niente vacanze chiedendo al vicino se ti guarda il gatto, niente improvvisate per concerti o uscite, molto meno calore umano.
La nostra aziendina è sempre stata un guscio di noce in mare aperto, ma dal 2008 è arrivata la tempesta. Abbiamo retto il 2008, tenuto botta il 2009 e proprio ora che le cose sembravano migliorare il 2010 potrebbe esserci fatale. Allora ti viene in mente l'unica scelta razionale che conosci: tornare in Olanda, trovare un lavoro o iniziare un'azienda lì e riprendere il cammino in tutta sicurezza.
Però l'idea non ci piace.
Sarà per questo che ci frullano nella testa mille altre soluzioni (Cercare un lavoro qui? Già, fosse facile. Inventarsi un'altra attività? Ma quale? Cercare una terza via totalmente nuova? Anche lì, le idee scarseggiano). La cosa che più mi stupisce è che non riesco a chiedere aiuto; magari parlarne con qualcuno che veda il tutto dal di fuori con maggiore chiarezza sarebbe meglio. Forse temo solo il tam tam e già mi vedo a rispondere a telefonate impanicate da parte di mia madre o a dover affrontare mille domande alle quali purtroppo non so rispondere.

martedì 3 agosto 2010

Cito dal post di Elena: "La vita diventa più leggera quando capisci che sono veramente poche le scelte irreversibili. Se hai sbagliato strada e non puoi tornare sui tuoi passi, c’è quasi sempre un modo per arrivare dove volevi, anche se facendo un giro più lungo. E le deviazioni a volte sono quelle che riservano le sorprese più belle. Se non hai una meta e scegli a caso, non significa che la tua strada sarà più brutta o difficile di chi ha una destinazione precisa e punta dritto alla meta."
Ne traggo conforto ora che forse la vita fa l'ennesima curva a 90 gradi. O forse no. Mai stata brava a convivere con l'incertezza. Affronto volentieri cambiamenti epici una volta scoperto quali sono. Prendere la decisione è la parte più difficile, poi il resto trasloca da sé.
Mi sono arrovellata, ho pianto, preso decisioni definitive che tre secondi dopo non valevano più, mi sono sentita forte nella certezza della via da prendere e spersa come un bambino in un bosco di notte col lupo. Mi sono messa ai fornelli dimenticando tutto, ho tenuto comizi per il pro e il contro passeggiando nel parco col cane e poi ho deciso che la cosa migliore è staccare un secondo la spina. Non pensarci per un pò, lasciar sedimentare il tutto e vedere se poi le scelte si illuminano.
Così oggi farò quel che fa Alice: una bella passeggiata, uno spuntino e una ronfatina.

martedì 27 luglio 2010

Mah.

giovedì 22 luglio 2010

Cosa non fa un anno alla mia età. Succede di tutto e diventi più saggia. Ho appena riletto il post di maggio dell'anno scorso, dopo aver tralasciato il blog per dei mesi. L'immagine del bambino che trova naturale e sacrosanto leccarti via la parte più buona del cappuccio colpisce, ma quello che colpisce di più è vedere come alla fine sia molto più semplice farli entrare, invece di cercare di difendersi strenuamente. Certo, una figlia di undici anni e una di otto forse rappresentano una lentezza di riflessi notevole. Se l'avessi capito (o accettato) prima, mi sarei risparmiata molti nervi pianti incazzature momenti di sconforto sensi di colpa. Certamente. Ma è andata così e guardare indietro non ha senso. Di sicuro si può dire che nel momento in cui accetti veramente - e non solo razionalmente - che in realtà non hai più una vita tua ma una vita "nostra", tutto diventa più facile. Inutile cercare a tutti i costi di trovare un angolino dove leggere due righe in pace. Tanto ti scovano. Meglio imparare a leggere seduta sul divano con un marito che chiacchiera, due figlie che fanno domande a raffica, gli animali che scodinzolano in giro. Non si fa una conversazione filata? Si farà a tratti. Non c'è un minuto dove non si corre o dove non c'è un gran casino attorno a te? Ci sarà in futuro, forse anche troppo.
Allora tanto vale abbracciarli tutti in pieno e accettare che siamo in sette (sì, perché oltre ai due gatti ora c'è anche un cane). E' stato bello essere in due per tanti anni, ora godiamoci questi anni caotici e poi vedremo cosa succede.

lunedì 4 gennaio 2010

Nove giorni di oblìo passati sul divano della suocera a leggere bei libri e farsi viziare poi si scontano. Rientriamo dall'Olanda e in un giorno solo ci chiama un'amica carissima per dirci che è morta sua mamma, telefona zia dalle Marche per comunicarci che hanno amputato una gamba a zio (e che i dottori, delicatissimi, hanno commentato così l'intervento: "L'operazione è andata bene, ma tanto muore") e ricoverano d'urgenza mio cognato per quella che sembrava essere un'appendicite ma non è (e cos'è? non si sa).
Per darmi una calmata ho tirato giù l'albero e rimosso tutte le decorazioni natalizie. Le feste non potevano finire in modo più brusco, speriamo che questo non sia il ritmo che ha deciso di tenere il 2010...