giovedì 27 ottobre 2011

Il cane ed io facciamo la nostra bella passeggiata alle sei della mattina, ma oggi Alice ha deciso che andavano bene anche le cinque e mi è venuta a svegliare. Sono riuscita a convincerla a lasciarmi ancora un pò a letto solo per ritrovarmi i due gatti che mi fissavano: "Hey, sei sveglia! Coccole? Pappa? Aspetta che mi ti sdraio sopra".
Alla fine ho ceduto, sono sgusciata fuori di casa per la mia mezz'oretta di radio e passeggio. Al ritorno la solita macchina oleata, colazione doccia riordinata alla casa prima figlia da portare a scuola. Oggi la piccola entrava alle dieci per una qualche riunione sindacale. Mentre lei guarda beatamente la tv sul divano con una buona cioccolata calda (che, me ne vanto, mi viene proprio bene) io inizio a dare battaglia a una casa così zozza e incasinata da mettere sconforto. Via di aspirapolvere, straccio, spolverino, letti da rifare e via pulendo. Mi chiama la mamma di un'amichetta di Chiara un pò impanicata che si era dimenticata della riunione, se mi può lasciare la figlia. Come no, porta su. Le offro anche un biscotto fatto in casa (la mia arte pasticciera si va affinando, devo ammettere).
Una volta mollate le bambine a scuola inforco la bici e vado in Procura a ritirare dei documenti. Tornando già che ci sono faccio un salto da Giusy, che non vedo da una vita. Casco a fagiolo, ha bisogno di una mano a compilare il censimento. Detto fatto. Torniamo a casa in bici chiacchierando, lei si fuma la sua bella sigaretta, io salgo a prendere Alice e andiamo a spasso.
Tra una cosa e l'altra ovviamente arrivano richieste di offerta urgenti, domande su traduzioni da consegnare, lavori vari. Bene, facciamo anche quelli.
Martine viene a pranzo attaccata all'anca alla sua migliore amica, che naturalmente pranza qui. Loro mangiano, io continuo a lavorare. Mi viene in mente che lunedì Chiara vuole i biscotti a forma di dita di strega ma noi partiamo domani e decido, prima di andare a prenderla a scuola, di fare un salto al super per comprare il necessario, così quando rientro dalle Marche ho già tutto in casa. Già che son lì mi ricordo che dovevo fare un salto in farmacia e passare a ritirare un maglione in tintoria. Prendo Chiara e la porto alla lezione di pattinaggio. Penso "Ho le gomme un pò sgonfie e domani mi metto in autostrada, quasi quasi ne approfitto e le faccio controllare". Vado dal gommista, sulla via del ritorno mi fermo in cartoleria per una busta che mi serve domani mattina. Torno a prendere la figlia. Nel frattempo sul cellulare ho visto arrivare una valanga di mail che mi mettono un pò d'ansia. Torno a casa e, dopo aver infornato la cena, inizio a smaltirle.
Riordino e affronto i bagni, oltre a qualcosa di gloriosamente appiccicoso che si è espanso sul balcone, senza stare tanto a pensare sulla natura della chiazza. L'ignoranza rende felici, sempre detto.
E così arrivo a sera, poco prima del mio ultimo giretto col cane, e mi accorgo che oggi è il 27 di ottobre.
30 anni fa esatti moriva mio padre.

giovedì 15 settembre 2011

Rientro carica di borse della spesa, mi squilla il telefono (cliente) mentre suona il citofono (figlia grande che rientra dal giro con gli amici). Il cane mi si butta addosso per farmi le feste, la figlia piccola ha urgente bisogno di spiegarmi che si è fatta male a un polso (una settimana fa, ma le è tornato in mente solo ora). Tutto nello stesso preciso nanosecondo, s'intende.
Direi che la vita è tornata alla normalità :-)

domenica 11 settembre 2011

Bandita la parola fallimento. D'ora in poi si chiama esperienza di vita.

giovedì 8 settembre 2011

Devo ancora raccontare l'avventura franco-italo-turkmena di quest'estate. Mitica.
Succede che lavoro dall'Olanda, per ovvi motivi. Ho trasferito la linea telefonica, mi sono portata dietro il mio computer e via. Che io sia seduta dietro al mio tavolo di casa a Bologna o che sia su una casa galleggiante lungo un fiume nordico non fa nessuna differenza. I clienti mi mandano le richieste per mail, io le inoltro ai traduttori e poi rispedisco al cliente il risultato. Semplice.
Fino a che non ti telefona un tizio da una mega azienda di Milano per richiederti delle traduzioni giurate. Pronti ad ogni evenienza, ci eravamo messi d'accordo con una collega perché andasse lei in Tribunale a posto nostro. Arrivano i file, li inviamo alla traduttrice, lei va in Tribunale e spedisce il tutto per posta a Milano. Liscio come l'olio, tutti soddisfatti.
Passano pochi giorni e un venerdì pomeriggio chiama il cliente. Uno dei documenti è sbagliato "i miei capi sono incazzati neri. Sono documenti che ci servono per aprire un'azienda in Turkmenistan ma possono essere solo legalizzati presso l'ambasciata trukmena di Parigi. Se ci tocca tornare a Parigi per fare 'sto lavoro o fare un altro viaggio in Turkmenistan a consegnare il documento sbagliato, vi addebitiamo tutti i costi."
In un momento simile il panico fa strada a una scrosciata di adrenalina. Mentre sei ancora lì che parli con il cliente ti vengono in mente mille scenari possibili, frammenti di immagini di chi può far cosa dove.
Morale: la collega è andata per noi in Tribunale il lunedì per poi portare il documento in Prefettura per farlo legalizzare. Mercoledì ha ritirato il tutto in Prefettura. Io ho chiamato il corriere dall'Olanda, fatto ritirare il plico a Bologna e fatto recapitare a Parigi con modalità super espressa per farlo arrivare il giorno dopo entro le nove. La mia amica di Parigi prende il documento e corre all'ambasciata turkmena di Parigi, che è aperta solo dalle nove e mezza alle undici e mezza del giovedì mattina. Dovrebbe lasciare il tutto in attesa di una firma ma è una tipa tosta con un sorriso al quale non si dice di no e torna a casa con i documenti firmati. Richiamo il corriere, faccio ritirare il pacchetto a Parigi e lo faccio recapitare a Milano, dove il cliente lo riceve il giorno dopo, esattamente a una settimana di distanza dalla prima telefonata.
Lieto fine: manco a dirlo, il tizio ha mandato una mail interna a dei colleghi segnalandoci come loro traduttore preferenziale.
Son soddisfazioni.


Mi vien da dire che il Padreterno non è un tipo che serba rancore.

sabato 27 agosto 2011

Meno male, il vento si è alzato e cominciamo a respirare. In tutti i sensi.
Spararsi 1300 chilometri di autostrada di notte è furbo perché si evita il traffico. Meno furbo perché è un vero massacro. Siamo partiti da un paese dove abbiamo dormito tutta l'estate sotto un piumino per arrivare in una Bologna affogata dal caldo. Che qui d'estate faccia caldo non è certo una novità. Ma entrare in un forno quando già si è stracchi da un viaggio vuol dire cercarsi guai.
Abbiamo passato i primi due giorni alternando uno stato catatonico-depressivo all'autocommiserazione. Oh noi tapini, perché mai abitiamo in questa minuscola scatola di fiammiferi traboccante orpelli? Oh noi miserandi, come potremo mai affrontare tutto il lavoro che ci aspetta in questo caldo spossante? Oh, se solo qualche intervento propizio ci salvasse da questa valle di lacrime.
Poi siamo andati a cena da alcuni amici che ci portano luce, abbiamo iniziato a riprendere contatto col nostro mondo italiano, il vento si è alzato e ci siamo ripresi. A simbolo della vita che torna a scorrere nelle vene abbiamo ripulito l'armadio per far spazio al nuovo guardaroba delle figlie (opera di zia), gettando via una caterva di roba. Molto liberatorio.
Fatti sotto anno nuovo, noi siam pronti.

mercoledì 24 agosto 2011

Shell-shocked.

domenica 21 agosto 2011

Oooh, ci siamo goduti una settimana di vacanza facendo i turisti. Sono a venuti a trovarci degli amici da Bologna e ne abbiamo approfittato per far vedere loro un pò d'Olanda. Musei, giri in bicicletta, barbeque in giardino con tuffi nel fiume annessi, passeggiate per Amsterdam, visite a castelli medievali, la casa di Anne Frank, mulini, giri per boschi. Il tempo ha tenuto botta tutta la settimana, tranne un pomeriggio di leggera pioggia, una fortuna sfacciata.
Ora sono ripartiti e la casa ci sembra un pò vuota. La vacanza è davvero finita, domani ci si organizza per il rientro e fra due giorni si torna. Una vacanza di due mesi non ci capita tutti i giorni, eppure ci sembra di essere stati qui un paio di settimane.
A presto.

venerdì 12 agosto 2011

Chi lo conosce sa che Ed non è un tipo molto espansivo. A casa chiacchiera abbastanza, ma appena entra in contatto con il mondo esterno diventa di pietra. E' capace di passare una serata intera con amici e non aprir bocca. A volte chi non lo conosce si preoccupa ("si starà annoiando?"), senza sapere che una volta tornato a casa magari dice tutto soddisfatto "Ah, che bella serata, sono stato proprio bene".
Poi ogni tanto ride. Non si ha mai la certezza di cosa scateni una delle sue bellissime risate, quindi quando arrivano sono sempre una sorpresa e un regalo.
La risata di Ed vince a mani basse il premio per il suono più bello del mondo. Quando ride, il mondo intero ride con lui. Per qualche minuto si è sospesi nella beatitudine più pura. Che dire; sono di parte, questo è chiaro, ma vale veramente la pena sentirlo.
Spero che si dimentichi di leggere il mio blog, altrimenti chi lo sente. Magari si consola sapendo che ho un pubblico fedele ma molto ristretto, giusto un paio di parenti e di amici che per caso hanno scoperto che scrivo.

lunedì 18 luglio 2011

When in Rome, do as the romans do. When in Holland...
Si fa presto a tornare ai modi olandesi. Come da copione, siamo sotto una pioggia pressoché perenne. Allora si impara a fare come fa il resto del paese, ossia: al primo raggio di sole (o per lo meno alla prima vaga schiarita) si molla tutto e si esce.
Ieri abbiamo approfittato della prima nuvola meno carica di pioggia per inforcare le biciclette e farci un giro. Abbiamo pedalato per una quindicina di chilometri in mezzo a questi prati sconfinati. Nel giro di un'ora abbiamo incontrato: mucche e pecore (un classico), una mamma capra con quattro tenerissimi caprettini, galline gazze rondini, cani gatti cavalli, un tacchino con due pulcini (veramente brutti, porìn), un airone, anatre, due cigni e due maiali enormi neri e pelosi.
A Bologna quando incontro un fagiano nel parco mi sembra il massimo dell'esotico.
E così ogni paese ha una sua bellezza.
Epilogo: abbiamo fatto in tempo a riporre le bici ed è venuto giù l'inferno. Noi intanto la nostra bella pedalata ce la siamo goduta. Nella vita forse è meglio non stare troppo a pensare, altrimenti si perdono le occasioni delle schiarite.

lunedì 11 luglio 2011

E sempre riguardo al mio post precedente, c'è da dire che l'Olanda è proprio stronza e che sta facendo del suo meglio per farsi vedere dal suo lato migliore. Vivo sull'acqua in una casa con giardino, vedo gente passarmi sotto il naso sopra bellissime barche e farmi ciao ciao mentre sono comodamente seduta sul divano. Esco e cammino lungo una strada ammantata di alberi profumati, sbirciando dentro case fiabesche. Prendo la bici e passo da un paesino all'altro attraversando una cartolina con il prato verdissimo la mucca che pascola e le nuvolette bianche disegnate in un cielo di un blu improbabile. Mi sforzo di pensare che nulla di tutto ciò è vero. E' una vacanza, una bellissima vacanza, ma non è la nostra vita. Questa casa non è nostra, se mai dovessimo tornare non abiteremmo certo in mezzo a prati fatati ma in un appartamento al quarto piano senza ascensore in una popolatissima strada di città, incasinata come tutte le città del mondo. E' vero che ora splende il sole e sembra di vivere a Cartoonia, ma è anche vero che tra poco inizia a diluviare e non smette più fino a giugno prossimo.
Poi però porto il cane a fare un giretto e vengo risucchiata un'altra volta dall'idillio. Ci penso e capisco come mai un paese che avevo ripudiato di netto ora mi attira con il suo canto da sirena. Mi attira per le stesse ragioni per le quali l'avevo abbandonato. Qui tutto segue le famigerate "tre erre" che le levatrici olandesi predicano per il benessere dei neonati: Rust (quiete), Reinheid (pulizia) e Regelmaat (regolarità). Tutto quello che mi tirava scema dieci anni fa, ora mi sembra un sogno. Dopo una decade vissuta su una fune, con l'incertezza come unica costante, rivedo la mia vecchia vita con i suoi giorni ben scanditi da riti precisi in un paese che segue una sceneggiatura ben delineata e mi sembra da matti aver abbandonato tutto. L'altro giorno ero ad Amsterdam con una mia amica storica che ho conosciuto qui quasi vent'anni fa. Da allora abbiamo avuto entrambe delle vite da flipper ma in un modo o nell'altro ogni tanto riusciamo a riconnetterci. Ridendo mi diceva "Ti ricordi quando una volta a casa tua ti raccontavo che non sapevo dove sarei stata e cosa avrei fatto l'anno dopo? Tu mi hai risposto 'Pensa a me, che so fin da ora che sarò esattamente qui a fare quello che sto facendo ora'. Bè, alla fine hai girato forse tu più di me".
Son certa che se domani tornassi, una volta riconquistata la pace, mi verrebbe la nostalgia per il furore italiano. Amo ferocemente un paese caotico e altrettanto profondamente un paese ordinatissimo. Ma sarò scema.

venerdì 1 luglio 2011

"Koffie verkeerd - Caffè sbagliato". Non è un cappuccino, forse assomiglia di più a un latte macchiato ma in fondo neanche tanto. Anche perché è un caffellatte fatto con il caffè olandese, che assomiglia più alla brodaglia americana che al nostro espresso. Una delizia.
La prima settimana in Olanda non me la sono ancora goduta molto. Anzi, sono rimasta praticamente tutto il tempo tappata in casa a lavorare. Non ho ancora ripreso i contatti con un paese che ho detestato e che in realtà è casa. Però i sapori degli anni passati qua sono arrivati fino a me, altri ne arriveranno. Oggi per pranzo mi sono mangiata due panini all'uvetta farciti con il formaggio. Ho ingollato montagne di pane nero; da noi sinonimo di guerra fame e desolazione, qui cibo degli dèi. Non il nostro pane integrale, un panino bianco camuffato con qualche granellino qua e là. Pane nero degno di questo nome perché è proprio così: nero nero, denso di semi, profumato. E poi il latticello, il pan di zenzero, la salsa di arachidi sul pollo. Un mondo che visto da fuori, da italiana "vera", può solo far inorridire. Ma che ha il potere di ridarmi il benvenuto in questo mondo che è anche mio. L'ho ripudiato, ne ho parlato come se fosse l'inferno, per anni ho ricordato solo la pioggia e gli abitanti scorbutici. E lui mi aspettava. Torno dopo otto anni e trovo ad aspettarmi un sorridente panino all'uvetta che mi fa l'occhiolino.
Sono pronta ad ammettere di essere tanto olandese quanto italiana. Ovunque vada mi mancherà l'altra metà del mio mondo, ma ovunque vada sarò comunque nella metà giusta. In una perenne "sovrapposizione di stati" come il gatto di Schroedinger.

lunedì 27 giugno 2011

Giorni olandesi

Siamo approdati in Olanda. Se fino a settimana scorsa pioveva a dirotto e c'erano 12 gradi, ora ce ne sono più di trenta e non si riesce a star fuori dal caldo.
Abitiamo su una casa galleggiante a due piani dei nostri cognati. Il barcone, lo chiamiamo così anche se in realtà della barca non ha nulla, rimane qui fino a settembre e poi se ne va. E così abbiamo la possibilità di goderci la nostra ultima estate olandese senza rompere l'anima ai suoceri.
Le piccole sono arrivate qui una settimana fa, affrontando il loro primo volo da sole (ganze! come direbbe Ale.) La nostra trasferta in macchina con un cane due gatti e abbastanza bagaglio da far impallidire un senzatetto è stata epica; ma ora siamo qui per i prossimi due mesi.
Una considerazione banale che mi ha sorpreso: una casa galleggiante dondola. Non ci avevo mai pensato.

giovedì 23 giugno 2011

Questo post è dedicato a Miriam, che quando lo leggerà riderà sotto i baffi e avrà tutte le ragioni per farlo.
Da tempo racconto che mi sono ritrovata il cane fra capo e collo, rimanendo fregata dalla partenza immediata del marito cinofilo. In effetti non sono mai stata un'estimatrice. I cani puzzano, impicciano come figli piccoli, ti stanno attaccati addosso come canottiere bagnate e ti frantumano il cuore con il loro perenne sguardo adorante. Senza contare poi che da piccola un cane mi ha aggredito lasciandomi delle cicatrici in faccia e da allora tutti quelli poco più grandi di uno spazzolone mi fanno paura.
Quindi la versione ufficiale vuole che io sia una gattara (il che è indubbio) e il marito l'appassionato di cani, pertanto l'idea del cane è stata sua. In realtà l'ho fortemente voluto con la stessa logica usata per i figli: nessuna. Sapere che non si è portati a fare la mamma e mettere al mondo due figlie. Immaginare che un cane ti avrebbe complicato la vita e prenderne uno. La mia vita è lo specchio della mia intelligenza.
Ora il cane c'è e, proprio come le figlie, mi ha invaso il cuore. Ieri ha dovuto subire un'operazione per estrarre quattro denti e rimuovere una spiga dalla zampa. Pensavo di morire. L'ho lasciata in clinica alle nove e mezza, sono andata a riprenderla alle sette di sera. Ogni minuto della giornata si è dilatato all'infinito, non passava più.
Miriam è la voce della mia coscienza, che quando mugugno mi ricorda che il cane è stato una mia idea. E mò pedalo.

domenica 19 giugno 2011

Da un paio di giorni Alice zoppica un pochino e ogni due minuti si sdraia a leccarsi una zampa. Controllo un pò ma non vedo niente. Alla fine, quando mi accorgo che le fa veramente male, la porto dal veterinario.
Lui mi chiede di tenerla ferma mentre controlla cosa c'è che non va. Mi sembra di lottare con un vitello. Parlo col cane come se fosse un bambino, convinta che il mio tono di voce flautato la possa calmare. Vedo dei fumetti sulla testa del dottore che pensa "Eccone un'altra che non ha capito nulla di come si trattano gli animali". La mia dolce vocina ha effetto zero, Alice continua a scalciare come un mulo. Il veterinario mi insegna come incaprettarla tenendole ferme le quattro zampe e il muso in un colpo solo (fosse mai che tanta saggezza mi venga poi comoda nella vita) ma alla fine decide che deve scavare più a fondo. La porta in una saletta chirurgica, le anestetizza la zampa e mi chiede di tenerla di nuovo ferma. Mi dice "Se non si sente bene, se si sente svenire, me lo dica". Rispondo di sì ma dentro di me penso "Ma per chi mi hai preso, credi davvero che sia una tale mammoletta e che mò svengo perché togli una spina al mio cane?"
Cinque minuti dopo sono sdraiata per terra in un mare di sudore con lo stomaco in tempesta. Il dottore lavora su Alice e allo stesso tempo conforta la padrona. La stanza gira, prima sudo caldo poi sudo freddo. Alla fine mi rialzo barcollando e torno a casa con un cane claudicante.
Momenti in cui mi sono sentita una perfetta imbecille nella vita ne ho avuti tanti. Questo direi che rientra comodamente nella top ten.

mercoledì 15 giugno 2011

La felicità? Il caffellatte.

sabato 11 giugno 2011

Questo non è un Paese per persone normali. Per sopravviverci bisogna essere o totalmente matti o perfettamente zen.
Passiamo l'estate in Olanda, da tempo so che mi devo muovere per fare il passaporto ai tre animali. Procrastina che ti procrastina, arrivo con i giorni contati. Ok, ora mi muovo. Scopro che:
- per ottenere il passaporto gli animali devono essere iscritti all'Anagrafe canina e aver fatto l'antirabica;
- per venire iscritti all'Anagrafe canina, devono avere un microchip
- per avere un microchip, devi portarli dal veterinario.
Ma non nel senso che vai lì, quello ti mette il microchip nel gatto e sei a posto. Nel senso che prima vai all'Anagrafe canina (ovviamente all'altro capo della città), ti danno il microchip, lo porti dal veterinario, lo spara nel collo del gatto, ti rilascia un bel documento e con quello torni all'Anagrafe a fare l'iscrizione. Bè, su tre animali due erano già microchippati, non è male. Ho fatto 'sta trafila solo per uno dei gatti.
Vaccinati, marchiati, registrati, siam pronti per il passaporto. Chiamo l'USL e mi danno appuntamento per sabato mattina. Scelgo apposta il sabato perché devo portare con me le bestie (perché? perché sì) e sfrutto l'aiuto delle bambine. Tre noi, tre gli animali, siamo a posto.
Questa mattina ci siamo alzate che diluviava. Gatti nei trasportini, cane al guinzaglio, si parte. L'USL dove dobbiamo andare è dietro alla stazione centrale, per strada c'è un casino mai visto. Forse la gente sta già partendo per le vacanze (e il referendum??). Arriviamo negli ufficio dell'USL, dove ci dicono che sì, l'indirizzo in effetti è questo solo che deve uscire, girare a destra, andare in fondo alla strada e infilarsi in un parcheggio. Lì vedrà la saracinesca di un garage, ecco deve andare là. Ok.
Trovato il posto, come prima cosa il tizio mi strina perché a me avevano dato appuntamento alle dieci e mezza e sul suo foglietto c'era scritto alle dieci. "Come tre animali?" "Così come glielo dico, due gatti e un cane fanno tre animali" "Tre animali più il cane" "No, tre in tutto". Stiamo calmi.
Carte, moduli, fotocopie, scrivi di qua, compila di là. La figlia grande mi domanda "Ma perché dovevamo portare gli animali?" "A saperlo, amore". Il tizio che ci ha fatto i passaporti non li ha nemmeno guardati. Comunque sia, usciamo di lì con i tre documenti scintillanti in mano e mi sento come se avessi vinto la lotteria. Ora siamo a posto, possiamo partire.
Il tempo di salire in macchina e uno dei gatti, impanicato a mille, se la fa addosso. Guido verso casa con un gatto inzuppato che fa scliof scliof nella sua pipì.
Ora l'ho lavata ma ancora puzza che la si sente arrivare da una stanza all'altra.
Ci vorrà un pò. Noi intanto i passaporti ce li abbiamo.

domenica 1 maggio 2011

Sai mamma - dice Chiara mentre si pettina i capelli - devi parlare spesso con papà. Un giorno gli ho chiesto la cosa che gli piaceva di più. Gli ho detto "a me dormire" e lui ha detto "sentire la voce della mamma".

mercoledì 20 aprile 2011

Se son belline. Ci troviamo sotto casa la mattina presto con Chiara e una sua amichetta per andare a scuola a piedi. Le piccole camminano per il parco facendo pissi pissi bao bao, Alice stana ricci e rincorre fagiani, mamma si gode il tepore del sole. Ce la prendiamo comoda, si scodinzola si chiacchiera e si arriva a scuola di buon umore.
Ero già in disposizione da Mulino Bianco, guardando i colli e San Luca in lontananza, godendo del verde intenso degli alberi e del dolce profumo dei fiori. Un minuto prima che tanto idillio mi cariasse i denti il cane si è rotolato nella cacca e son tornata al mondo reale.

venerdì 15 aprile 2011

Huh?
Arriva una mail di Elena, ci si incontra a Fanano a Pasqua, chi c'è c'è. Un bel raduno di famiglia come quello dell'anno scorso, solo che questa volta la cugina organizzatrice non può mancare e nel frattempo c'è un nipote in più (non ci si può distrarre un attimo).
Mando la mail al marito dicendo che mi piacerebbe andarci, tenendo però a mente che visto che è a casa solo una settimana al mese ha diritto di veto. Conoscendolo, so bene che un'uscita non pianificata da mesi può destabilizzarlo.
Mi risponde "Che bell'idea. Queste decisioni estemporanee sono sempre le migliori".
...
Quanto bene gli ha fatto abitare in Italia tutti questi anni?

venerdì 8 aprile 2011

Ma quant'è bella mia figlia?
Oggi gita scolastica. Adrenalina a mille, ieri sera non riusciva ad addormentarsi e questa mattina alle sei e mezza aveva già fatto la doccia, si era vestita truccata pettinata e lo zaino era pronto.
L'appuntamento era per le sette e mezza fuori da scuola. Ovviamente noi eravamo lì alle sette e dieci. Per ogni amica che arrivava scoppiavano scene di tripudio come se si ritrovassero dopo mesi di lontananza. Presto si è formato un gruppetto di ragazzine multicolori, tutte diverse belle e allo stesso tempo riconoscibili a vista come teen-ager. Ombelico rigorosamente in vista, scarpa da tennis d'ordinanza slacciata, righino di trucco sugli occhi. Unite da un chiacchiericcio elettrizzato. Si muovono in blocco, sembrano un gruppo di carcerati con le catene alle caviglie. Se una va al bar, in dieci vanno al bar. Se una si allontana dalla mamma che aspetta di averle caricate sull'autobus, in dieci si defilano il più lontano possibile.
Non so com'è andata a finire, se sono partite in orario o meno, perché io avevo ordini ferrei di allontanarmi il prima possibile. Dovevo scaricarla e sgommare, che non mi venisse in mente di stare fuori dal pullman a fare ciao ciao con la manina.
Da anni 'sta ragazzina porta a spasso il mio cuore legato ad un guinzaglio. Dove va, se lo tira dietro come un cagnolino.
Per quanto spinosa taciturna e riservata possa essere, mi sembra di una bellezza struggente.

mercoledì 6 aprile 2011

Arriverà il giorno in cui mi smagnetizzo. Capace pure che alla fine mi venga la nostalgia. Ora come ora fatico ad immaginarmelo.
Per essere una che ama stare da sola, conduco una vita paradossalmente affollata. Mi giro e qualcuno mi sta fissando. Mi muovo e il cane mi segue. Parlo un nanosecondo col marito al telefono e una delle figlie ha una necessità pressante urgentissima e improcrastinabile proprio in quel nanosecondo. Mi siedo e un gatto mi salta in braccio. Mi metto a stirare ascoltando qualche programma radiofonico che mi interessa e qualche amica ha urgenza di parlarmi.
Effetto calamita. Anelo al silenzio e c'è sempre qualche pezzetto di universo che si sente irresistibilmente attratto dalla mia persona. Ho qualcuno fisicamente addosso in ogni momento della giornata. Se non è un figlio, è un animale. Quando c'è, anche il marito fa la sua parte.
Vivo come un frigorifero, con tante calamite variegate addosso.
Non che mi dispiaccia, intendiamoci, è una baraonda che mette allegria. Stupisce solo che una che tendenzialmente farebbe volentieri l'orso sia riuscita a crearsi attorno un tale caos permanente.

lunedì 4 aprile 2011

Sarà che non ci ho fatto ancora l'abitudine, ma secondo i miei schemi stare dietro a un computer sdraiata sul letto con un cane affianco e un gatto stravaccato sui piedi non si qualifica come "lavoro". Mi sembra di barare.

venerdì 1 aprile 2011

Io vado a letto alle nove di sera, lui a notte fonda.
Io dormo tutte le notti nella stessa stanza, con gli stessi gatti, puntando la sveglia alla stessa ora. Lui ha dormito probabilmente in tutte le città d'Italia e molte all'estero, andando a dormire e svegliandosi agli orari più strani.
Io riesco a leggere un libro in due mesi, se sono fortunata mi rifaccio d'estate. Qualunque cosa legga, svanisce dalla mia mente come scritta sulla sabbia e mangiata dal mare. Lui legge una quantità inverosimile di libri e se li ricorda tutti come se li avesse scritti di suo pugno.
Io taccio spesso e volentieri, mi illudo sia per amor di pace ma spesso è solo codardia. Lui non aggredisce nessuno, ma se attaccato ha una lingua tagliente che usa senza alcun timore reverenziale per chicchessia. Non so se esiste qualcuno che lo mette in soggezione.
Manco a dirlo, io vado molto fiera di me se riesco a memorizzare due canzoni di Jovanotti in un anno. Lui lasciamo perdere.
La cosa che più mi affascina, mi ripugna e mi stupisce è che vive in un mondo parallelo al mio. Non ha praticamente nulla a che fare con quello che per me è il mondo reale. Vede sente nota scrive cose che per me sono impossibili. Come un cane con gli ultrasuoni, io non riesco a sentire quello che lui sente. Probabilmente per riuscire a scambiare due chiacchiere deve uscire dal suo mondo pieno di note e parole ed entrare nel mio pieno di animali e bambini. Non che il suo sia più o meno bello del mio. E' che sono due dimensioni diverse. Molto raramente ne scorgo uno scorcio e penso il suo sia anche affascinante. Esiste gente per la quale la musica non è un sottofondo alla radio mentre guidi o cucini, ma un modo di essere. Gente che capisce cose per me indecifrabili e che vive la musica come una certezza pari alla tastiera del mio computer.
E' un po' come quando andavo in canoa per i canali di Amsterdam. Passavo lungo posti che conoscevo bene, ma visti dall'acqua erano nuovi, diversi. Il mondo di un fratello che di mestiere fa l'artista è uguale. Visto da fuori è conosciuto ma allo stesso tempo nuovo, diverso.

venerdì 25 marzo 2011

Ma che casino sarà restare senza Fede?

venerdì 18 marzo 2011

Zenit a conferma del fatto che Bologna è stata una scelta assolutamente folle ma l'unica intelligente della mia vita.
Ho passato quattro giorni a Lecce con Chiara per il suo intervento. Lecce è bellissima. La fortuna ci ha baciato e a parte il mercoledì, perso ovviamente in ospedale, ci siamo godute una bella mini-vacanza. Passeggiate, leccornie, cenette, oziate colossali sul lettone davanti alla tv. In ospedale il personale era gentilissimo, tutti molto efficienti, un clima molto rassicurante. L'intervento ha portato alla luce una malformazione di Chiara che ha complicato un pochino le cose, ma il risvolto positivo di quest'esperienza è stata proprio la rete di affetti che ci ha portato in braccio da Bologna.
Martine è rimasta a casa a godersi la vita con Elena, che ha retto il pezzo di famiglia rimasto a casa e gli animali come se fosse la cosa più naturale del mondo. La classe di Chiara tutta ci ha inondato di messaggini e telefonate di incoraggiamento. Le mie "mamme" studentesse idem. La nostra dada, le maestre della materna, tutto un giro di persone che ci hanno sorretto e accompagnato per tutto il percorso.
Milano e Amsterdam non erano così. Le poche volte che dubito delle scelte fatte, solo quando come ora sono nei guai da un punto di vista meramente economico, mi rendo invece conto che questa città e tutta la gente che c'è dentro rende la nostra vita bella, calda, gratificante. Semplicemente felice.
E dici poco.

lunedì 21 febbraio 2011

Sublime attimo di sospensione. Le corse continue, la baraonda, questo carosello che è la mia vita da quando Ed è partito: per un attimo è tutto fermo. Ho esattamente quattro minuti di tempo prima che riprenda. Potrei fare molte cose in quattro minuti, tutte estremamente sensate. Ne faccio una sola, peccaminosa, celestiale: nulla. Non c'è nessuno in casa, il cane dorme, il telefono non squilla, non ho acceso lavastoviglie lavatrici aspirapolvere, nulla. Sto in silenzio. Ferma. Respiro. Ascolto questo prezioso silenzio perfetto. Beatitudine pura.

mercoledì 26 gennaio 2011

Rientro da un fine settimana estenuante a Milano. Mia madre passa il tempo a piangere, come ormai fa da tempo. Che non si può arrivare a 85 anni, che è ora di morire, che ogni giorno si sveglia e fa una cosa in meno del giorno prima, che tutte le sue amiche sono morte o rimbecillite, che la testa non le funziona, che si annoia perché non può ricamare, che Carlo ha troppo successo, Dario lavora come un negro, Roberto non telefona mai, che i nipoti non hanno chiamato per Capodanno e sicuramente le altre nonne sono state prese in maggiore considerazione...un fiume in piena di drammi. A lei sembrano reali e cerchi di portar pazienza. Ascolti, consigli, proponi. Qualunque soluzione avanzata viene rispedita al mittente. Se dopo un po' le chiedi cosa voglia fare allora per migliorare la situazione, una volta escluso il suicidio e non avendo altri problemi che un ginocchio sifulo, risponde che "ad essere stati razionali avrei fatto una vita certamente diversa, dove non mi preoccupavo tanto per gli altri". Che cosa c'entri non so, comunque insisto sul fatto che deve trovare qualcuno che vada a stare con lei tutti i giorni, fosse solo per mezza giornata. Due chiacchiere, i giri che deve fare, un aiuto.
Non se ne parla nemmeno.
E allora piangi, che devo dire?

Ieri mi telefona mentre sto facendo manovra per parcheggiare al super per chiedermi se ero soddisfatta del candidato del PD che ha vinto le primarie come candidato sindaco di Bologna. Le rispondo che io avrei votato qualcun altro, comunque andrà bene così, immagino.
Oggi mi chiama mentre ho Chiara a casa con la febbre, Martine con un polso incriccato, una montagna di lavoro da smaltire, la casa che scoppia e mi dice:
"Ho qui un numero che ti riguarda, aspetta un attimo"
"In che senso un numero?"
"Ora lo cerco. Ormai non trovo più nulla, ho proprio perso la testa. Non si può arrivare a questa età. Aspetta che lo cerco"
"..."
"Era qui un momento fa, non si trova più nulla, chissà la Filippina dove ha deciso che andava messo"
"..."
"Erano le tue coordinate bancarie, non le trovo"
"A cosa ti servono le mie coordinate bancarie?"
"Non lo trovo da nessuna parte, come si fa ad avere una testa così."
"Mamma, comunque non me le ricordo a memoria, dovrei andarle a cercare e ora proprio non posso, sto lavorando"
Click.
Tut tut tut tut.
Ha messo giù.