lunedì 27 giugno 2011

Giorni olandesi

Siamo approdati in Olanda. Se fino a settimana scorsa pioveva a dirotto e c'erano 12 gradi, ora ce ne sono più di trenta e non si riesce a star fuori dal caldo.
Abitiamo su una casa galleggiante a due piani dei nostri cognati. Il barcone, lo chiamiamo così anche se in realtà della barca non ha nulla, rimane qui fino a settembre e poi se ne va. E così abbiamo la possibilità di goderci la nostra ultima estate olandese senza rompere l'anima ai suoceri.
Le piccole sono arrivate qui una settimana fa, affrontando il loro primo volo da sole (ganze! come direbbe Ale.) La nostra trasferta in macchina con un cane due gatti e abbastanza bagaglio da far impallidire un senzatetto è stata epica; ma ora siamo qui per i prossimi due mesi.
Una considerazione banale che mi ha sorpreso: una casa galleggiante dondola. Non ci avevo mai pensato.

giovedì 23 giugno 2011

Questo post è dedicato a Miriam, che quando lo leggerà riderà sotto i baffi e avrà tutte le ragioni per farlo.
Da tempo racconto che mi sono ritrovata il cane fra capo e collo, rimanendo fregata dalla partenza immediata del marito cinofilo. In effetti non sono mai stata un'estimatrice. I cani puzzano, impicciano come figli piccoli, ti stanno attaccati addosso come canottiere bagnate e ti frantumano il cuore con il loro perenne sguardo adorante. Senza contare poi che da piccola un cane mi ha aggredito lasciandomi delle cicatrici in faccia e da allora tutti quelli poco più grandi di uno spazzolone mi fanno paura.
Quindi la versione ufficiale vuole che io sia una gattara (il che è indubbio) e il marito l'appassionato di cani, pertanto l'idea del cane è stata sua. In realtà l'ho fortemente voluto con la stessa logica usata per i figli: nessuna. Sapere che non si è portati a fare la mamma e mettere al mondo due figlie. Immaginare che un cane ti avrebbe complicato la vita e prenderne uno. La mia vita è lo specchio della mia intelligenza.
Ora il cane c'è e, proprio come le figlie, mi ha invaso il cuore. Ieri ha dovuto subire un'operazione per estrarre quattro denti e rimuovere una spiga dalla zampa. Pensavo di morire. L'ho lasciata in clinica alle nove e mezza, sono andata a riprenderla alle sette di sera. Ogni minuto della giornata si è dilatato all'infinito, non passava più.
Miriam è la voce della mia coscienza, che quando mugugno mi ricorda che il cane è stato una mia idea. E mò pedalo.

domenica 19 giugno 2011

Da un paio di giorni Alice zoppica un pochino e ogni due minuti si sdraia a leccarsi una zampa. Controllo un pò ma non vedo niente. Alla fine, quando mi accorgo che le fa veramente male, la porto dal veterinario.
Lui mi chiede di tenerla ferma mentre controlla cosa c'è che non va. Mi sembra di lottare con un vitello. Parlo col cane come se fosse un bambino, convinta che il mio tono di voce flautato la possa calmare. Vedo dei fumetti sulla testa del dottore che pensa "Eccone un'altra che non ha capito nulla di come si trattano gli animali". La mia dolce vocina ha effetto zero, Alice continua a scalciare come un mulo. Il veterinario mi insegna come incaprettarla tenendole ferme le quattro zampe e il muso in un colpo solo (fosse mai che tanta saggezza mi venga poi comoda nella vita) ma alla fine decide che deve scavare più a fondo. La porta in una saletta chirurgica, le anestetizza la zampa e mi chiede di tenerla di nuovo ferma. Mi dice "Se non si sente bene, se si sente svenire, me lo dica". Rispondo di sì ma dentro di me penso "Ma per chi mi hai preso, credi davvero che sia una tale mammoletta e che mò svengo perché togli una spina al mio cane?"
Cinque minuti dopo sono sdraiata per terra in un mare di sudore con lo stomaco in tempesta. Il dottore lavora su Alice e allo stesso tempo conforta la padrona. La stanza gira, prima sudo caldo poi sudo freddo. Alla fine mi rialzo barcollando e torno a casa con un cane claudicante.
Momenti in cui mi sono sentita una perfetta imbecille nella vita ne ho avuti tanti. Questo direi che rientra comodamente nella top ten.

mercoledì 15 giugno 2011

La felicità? Il caffellatte.

sabato 11 giugno 2011

Questo non è un Paese per persone normali. Per sopravviverci bisogna essere o totalmente matti o perfettamente zen.
Passiamo l'estate in Olanda, da tempo so che mi devo muovere per fare il passaporto ai tre animali. Procrastina che ti procrastina, arrivo con i giorni contati. Ok, ora mi muovo. Scopro che:
- per ottenere il passaporto gli animali devono essere iscritti all'Anagrafe canina e aver fatto l'antirabica;
- per venire iscritti all'Anagrafe canina, devono avere un microchip
- per avere un microchip, devi portarli dal veterinario.
Ma non nel senso che vai lì, quello ti mette il microchip nel gatto e sei a posto. Nel senso che prima vai all'Anagrafe canina (ovviamente all'altro capo della città), ti danno il microchip, lo porti dal veterinario, lo spara nel collo del gatto, ti rilascia un bel documento e con quello torni all'Anagrafe a fare l'iscrizione. Bè, su tre animali due erano già microchippati, non è male. Ho fatto 'sta trafila solo per uno dei gatti.
Vaccinati, marchiati, registrati, siam pronti per il passaporto. Chiamo l'USL e mi danno appuntamento per sabato mattina. Scelgo apposta il sabato perché devo portare con me le bestie (perché? perché sì) e sfrutto l'aiuto delle bambine. Tre noi, tre gli animali, siamo a posto.
Questa mattina ci siamo alzate che diluviava. Gatti nei trasportini, cane al guinzaglio, si parte. L'USL dove dobbiamo andare è dietro alla stazione centrale, per strada c'è un casino mai visto. Forse la gente sta già partendo per le vacanze (e il referendum??). Arriviamo negli ufficio dell'USL, dove ci dicono che sì, l'indirizzo in effetti è questo solo che deve uscire, girare a destra, andare in fondo alla strada e infilarsi in un parcheggio. Lì vedrà la saracinesca di un garage, ecco deve andare là. Ok.
Trovato il posto, come prima cosa il tizio mi strina perché a me avevano dato appuntamento alle dieci e mezza e sul suo foglietto c'era scritto alle dieci. "Come tre animali?" "Così come glielo dico, due gatti e un cane fanno tre animali" "Tre animali più il cane" "No, tre in tutto". Stiamo calmi.
Carte, moduli, fotocopie, scrivi di qua, compila di là. La figlia grande mi domanda "Ma perché dovevamo portare gli animali?" "A saperlo, amore". Il tizio che ci ha fatto i passaporti non li ha nemmeno guardati. Comunque sia, usciamo di lì con i tre documenti scintillanti in mano e mi sento come se avessi vinto la lotteria. Ora siamo a posto, possiamo partire.
Il tempo di salire in macchina e uno dei gatti, impanicato a mille, se la fa addosso. Guido verso casa con un gatto inzuppato che fa scliof scliof nella sua pipì.
Ora l'ho lavata ma ancora puzza che la si sente arrivare da una stanza all'altra.
Ci vorrà un pò. Noi intanto i passaporti ce li abbiamo.