domenica 26 agosto 2012

Chiara ha iniziato ad andare a scuola. Quando si dice: un altro mondo. A parte gli orari super rilassati e il fatto che non danno compiti, è la filosofia che c'è dietro al sistema scolastico a spiazzare. Qui la scuola non è un mondo separato dalla famiglia, né tanto meno i due luoghi si danno battaglia.
Seguo con interesse il blog di un giornalista olandese che dopo dieci anni a Roma è rientrato in Olanda proprio a luglio, come noi. Riconosco molte delle sue impressioni nel rientrare in un Paese per certi versi così lontano dall'Italia. Leggendo il suo post di oggi, dove parlava del primo giorno di scuola olandese delle sue tre figlie, mi ha colpito moltissimo una frase: "Abbiamo potuto addirittura entrare in classe con nostra figlia e rimanere un po' con lei. In Italia il bidello tiene i genitori fuori dai cancelli della scuola pubblica. Le scuole sono dei fortini che sembrano voler proteggere l'educazione dei giovani dall'influenza negativa dei genitori. La diffidenza tra genitori e scuola è molto grande".
Mi ci sono ritrovata in pieno. Non tanto per il primo giorno di scuola dove puoi accompagnare tua figlia in classe, quello l'abbiamo fatto anche noi. Quanto per il concetto che tu come genitore sei il nemico e le maestre a scuola creano un mondo il più possibile diverso da casa. Nello specifico una delle maestre di Chiara non ha mai fatto mistero del suo disprezzo e della sua ostilità per tutto quello che non seguiva i suoi dettami. Ricordo addirittura delle sgridate per come educavo mia figlia, le raccomandazioni su cosa dire (e soprattutto NON dire) a Chiara quando era malata e via dicendo. Tu come genitore avevi un solo compito nella vita: tacere.
A parte che il clima rilassato ovviamente tranquillizza la figlia, che così impara con più gioia (un concetto piuttosto semplice che non sono mai riuscita a far passare alla maestra italiana), mi piace molto il fatto che tra scuola e casa il passaggio non abbia praticamente gradini. Un momento sei a casa, un momento sei a scuola, ma non sono due mondi separati. Forse dipende anche dal fatto che fisicamente non ci si attrezza ad andare a scuola come se ogni volta si partisse per il militare. I libri, i quaderni, l'astuccio e tutto l'armamentario rimangono in classe. Si entra e si esce con una borsa giusto per portare il pranzo e la merenda. E tutti sono liberi di portare quello che più li aggrada, chi la borsetta chic per imitare la mamma elegante, chi uno zainetto bucato, chi una tracolla colorata. Nessuno che pensi anche un secondo a vedere come ti vesti o cosa ti porti. Sono tutti variegati. Se tua madre porta un velo sulla testa o un paio di jeans, se tuo padre è nero come il carbone o più biondo di uno stereotipo, se tu sei indonesiano e tuo fratello no, non fa nessuna differenza. Anzi, le differenze sono tali e tante che alla fine sono la norma e non si vedono più.
Un po' lo stesso concetto che esprimevo parlando della mancanza di barriere tra casa e strada. Ora abbiamo visto che non ci sono neanche barriere tra casa strada e scuola. E' tutto amalgamato nella stessa vita.



mercoledì 22 agosto 2012

Blogger ha cambiato faccia, ha mille funzioni a me sconosciute e incomprensibili. Per caso scopro che incastonate da qualche parte ci sono ancora delle bozze di blog che alla fine non hanno raggiunto la superficie. Ho letto questa e di botto mi sono trovata sul nostro pianerottolo a Bologna. La pubblico per quanti di noi quel pianerottolo lo conoscono, giusto per cedere un attimo alla nostalgia.


Suona il citofono. La figlia grande ha paura di usare l'ascensore, quando torna da scuola la vado a prendere di sotto. Oggi più che mai suona in un momento di abbrutimento totale. Che faccio, scendo così?
Praticamente sono in camicia da notte o poco ci manca. Ho su un vestito da casa a metà tra l'indecente e l'inguardabile. Vabbè, chi vuoi che mi veda. Come unico compromesso questa volta non scendo scalza, mi metto almeno le ciabatte.
Pigio il pulsante dell'ascensore, inizia il calvario. Il nostro condominio è dotato dell'ascensore più lento del mondo. Sono certa che se esistesse una certificazione per la lungaggine del trasporto persone in verticale, arriveremmo primi ad occhi chiusi.
Lo sento un paio di piani sotto. Pling, zzzzzzzz, stock. Si apre. Stock, zzzzzzzz, ping, si richiude. Striscia fino al piano di sopra. Pling, zzzzzz, stock. Voci sul corridoio, colleghi che chiacchierano. Zzzzz, stock, ping, riparte. Arranca fino al nostro piano. Bene, non c'è nessuno, entro così.
Avrei dovuto saperlo. Anzi, era matematico ma ho sottovalutato il rischio lo stesso. Fra il viaggio di andata e l'odissea del ritorno, credo di aver incontrato tutti i condomini e anche un paio di foresti.
La prossima volta giuro che mi metto un paio di braghe e una maglietta prima di salire in ascensore. Anzi, faccio in tempo anche a laccarmi le unghie.

venerdì 10 agosto 2012

Le piccole sono a letto, Ed e io ci guardiamo ancora un po' di Olimpiadi. Alla fine saliamo e in camera di Chiara c'è una puzza di marijuana da far venire le lacrime agli occhi. Penso "Saranno i ragazzi". I nostri vicini sono un gruppo di gggiovani che segue fedelmente il 'manuale del libero studente'. Passano il tempo a bere birra, fumare, preparare barbecue, si godono la vita (e fanno bene). Un bel cannone ci può stare. Chiudo le finestre di Chiara, passo in camera nostra dove ovviamente c'è la stessa puzza. Ridendo dico a Ed "Oh, questa notte si dorme veramente bene dopo questo bel cannone". Mi dice "Parla piano, è la nonnina in balcone, ti sente". Huh? Mi affaccio e vedo la mamma dell'altra vicina di casa in balcone. Una nonnina da fumetto, scura scura (è antilliana) con i capelli grigi e uno scialle color pervinca. Seduta tranquilla si fuma il suo spinello.
E va bene che ormai viviamo in un mondo molto diverso dall'Italia. Qui ci siamo abituati alle macchinette intelligenti, alla burocrazia che non ti è nemica, al vicino che la sera chiama la cicogna nel suo giardino invece di un animale domestico magari un po' più di ordinanza, alla fauna più strana che ti gira attorno. Ma la nonnina che si fuma beata il suo spinello in balcone batte tutto.

sabato 4 agosto 2012

A ciascuno le sue turbe mentali.
Bisogna sapere che ho passato buona parte dei miei anni italiani attaccata a Radio 2, o ascoltando il tg di radio 1 o - aiuto, ora lo ammetto - GR Parlamento. Con l'ipod costantemente appeso ad un orecchio, o con la radio accesa in macchina, ovunque andassi ero accompagnata dalle voci ipnotiche dei vari giornalisti. Tg, notizie, rassegne stampa. Dio, che passione per la rassegna stampa. Non so per quale squilibrio interiore ascoltare questi programmi ha un effetto deliziosamente balsamico sui miei nervi. Mentre non riesco ad ascoltare musica, per radio è una vera grattugia per il mio sistema nervoso. Il massimo della goduria invece era ascoltare Caterpillar la mattina quando portavo a spasso il cane e poi di nuovo la sera mentre cucinavo.
Il marito tecnologico mi ha appena illuminato mostrandomi un'applicazione da scaricare sullo smart phone con la quale si può ascoltare la radio in diretta, olandese americana o italiana che sia. Gioia e gaudio.
Oggi ho parlato con alcune amiche tramite skype, vedendole in video. Ok, non è la stessa cosa che bersi una bella birra insieme, ma devo dire che tutte queste magnificenze tecnologiche accorciano parecchio le distanze. Poi per forza ancora non mi rendo conto di non vivere più in Italia.
Probabilmente me ne renderò conto una volta finita la scorta pressoché inesauribile di polpa di pomodoro Mutti che mi sono portata dietro.
Ridiamo seduti a tavola per la cena, come al solito. Martine racconta che per ogni quindici minuti di risate si guadagna un giorno di vita. Ci pensa su un attimo e aggiunge: "Allora noi siamo immortali."