sabato 16 agosto 2014

Uno dei miei tanti problemi è il costante conflitto tra il mio primo pensiero e quello che in effetti dico. Esempio: ieri il marito stava combattendo con una di quelle sportine malefiche che puoi tenere in borsa in caso ti capiti di fare una spesa inaspettata. Dopo un po' gliel'ha data su. Ho preso la sportina per piegarla e il primo commento che mi è venuto in mente è stato: "Non ti preoccupare, amore, faccio io. Lavoro con gli handicappati."
Ovviamente è scattato il filtro. Perché anche se lo penso con bonomia sono abbastanza cosciente del fatto che trattare così il prossimo non è bello. Il primo, nitidissimo ricordo di quando ho capito che dovevo tenere a freno la lingua risale alle elementari. Non ricordo bene cosa mi sia venuto fuori di bocca, ma vedo ancora il mio compagno di classe in lacrime, la maestra che lo consola e la sua domanda: "Ma come fai a piangere per qualcosa che ha detto Lucia? E' così dolce."
Altra fregatura. Non solo la natura mi ha dotato di una mente nera come la pece ma l'ha nascosta dietro ad una faccia da angioletto. Avessi un centesimo per tutti i commenti che ho ricevuto sulla dolcezza del mio sorriso a quest'ora avrei la Porsche sotto casa.
E così vivo in un costante conflitto fra quello che veramente vorrei dire e quello che in effetti formulo. Immagino di non essere la sola con questo problema, ci sarà altra gente abbastanza spocchiosa da vaneggiarsi più intelligente del prossimo. Però vorrei che non fosse così. Sono dolorosamente conscia del fatto che ho ben poco da esser superba; vedo fin troppo bene i miei limiti e purtroppo superano di gran lunga le virtù. Mi piacerebbe solo che l'umiltà necessaria mi venisse naturale e non fosse una perenne battaglia tra un ego a mongolfiera e un cervello che lo deve ridimensionare ad ogni piè sospinto.

sabato 2 agosto 2014

Allora, quand'è che il destino si decide a farmi vincere la lotteria? Ho da metter su un'ong con Alessandra per qualche buona causa ancora da definire, vorrei coronare il sogno di produrre macchine automatiche insieme a Salva; ci sarebbero un paio di casine da comprare, i debiti di alcuni parenti e amici (e i nostri...) da saldare, un paio di viaggetti che non mi dispiacerebbero. Insomma, niente sotto i due milioni di euro, direi.
In realtà poi ci penso e mi rendo conto di aver già vinto almeno cento lotterie. Due figlie sane (magari non del tutto sane di mente, ma insomma nella norma). Un compagno che tra un casino e l'altro mi regge da venticinque anni. Una famiglia allargata che amo, una serie di amici che danno un senso a quel che vivo. Abito in quello che sembra essere uno dei pochi angoli di mondo dove non rischio di finire smaciullata appena esco di casa, o di ritrovarmi le figlie annientate da un bombardamento. In questo angolo di mondo c'è un sottoangolino serafico fatto di diritti civili, servizi efficienti, abbondanza e relativa quiete, e qui abbiamo messo su casa. Se la mia più grande vessazione deve essere il cane col mal di pancia o il lavoro ancora da trovare, non ho più nulla da chiedere al destino. Mi sa che i miei due milioni sono già arrivati, solo non in denaro.