sabato 13 ottobre 2012

Dice il saggio: se vuoi far ridere Dio, raccontale i tuoi piani.
I nostri erano molto semplici: dopo quasi due anni che non ci riusciva, volevamo andare a mangiar fuori da soli. Abbiamo prenotato un delizioso ristorante indonesiano a Delft e - da bravi olandesi per bene - stilato un piano a prova di bomba. Alle cinque si portano le ragazze a dormire da alcune amiche, alle sette siamo al ristorante, ora delle nove siamo tornati per portare fuori il cane et voilà.
Tutti contenti (e tirati a lucido) ieri pomeriggio usciamo per portare le ragazze da un'amica storica che abita a 60 km da qui. Mi tiro la porta alle spalle, faccio per chiuderla a chiave ma la chiave non entra. Gulp. Ci riprovo, non va. Ci metto poco ad avere un flash e chiedere al marito con la voce più monocorde possibile "Amore, hai per caso lasciato le chiavi nella serratura?" No, ma quando mai, io? Figurati, non le lascio mai infilate nella porta. Fammi pensare, forse... Sì, sono infilate nella porta. Dopo vari tentativi falliti di far cadere la chiave all'interno, decidiamo di portare le ragazze dalle amiche e chiamare un fabbro al rientro.
Andata: due ore di macchina per coprire quei benedetti sessanta chilometri. Ci troviamo imbottigliati in autostrada non per uno, ma per due incidenti. Un po' intristiti, chiamiamo il ristorante e disdiciamo la prenotazione. Dopo un viaggio che non sembrava finire mai arriviamo dall'amica, lasciamo le piccole, salutiamo tutti ciao ciao e ci rimettiamo in macchina. Al rientro ci becchiamo un altro incidente e passiamo un'altra ora e mezza nel traffico.
Nel frattempo telefoniamo al fabbro per chiedere quanto tempo ci può mettere a venire ad aprirci la porta. "Mando il tecnico fra le nove e le dieci". Visto come è girata la nostra seratina romantica, ovviamente il tecnico si presenta alle dieci meno uno. Due minuti e 85 euro più tardi siamo in casa. Giretto col cane (freddo porco), cena riscaldata e mangiata sul divano, nanna.
Ora aspettiamo un altro paio d'anni e poi ci riproviamo. Ristorantino indonesiano, aspettaci!

giovedì 11 ottobre 2012

Chiara sta a casa da scuola per un paio di giorni, gira un virus influenzale. Passo da scuola e chiedo alla maestra come funziona, perché non abbiamo ancora un libretto delle giustificazioni.  "Un cosa?" Un libretto delle giustificazioni, rispondo un po' spiazzata. "Ah, e che cos'è?" Cerco di spiegarglielo ma già mentre mi sento parlare un libretto simile non ha più senso. "Mah, si scrive una giustifica e si spiega perché la bambina non è venuta a scuola". "Era malata, hai chiamato lunedì per dircelo". ... "Giusto, ma da noi bisogna compilare un foglietto e firmarlo per richiederne l'ammissione a scuola". Mi guarda e non capisce. Ci pensa un po' e poi dice "No, da noi non si usa, Chiara torna semplicemente a scuola".
In effetti, perché no ?