venerdì 30 maggio 2014

Uno va a messa la domenica, l'altro si ferma il venerdì. Chi ha sacro il sabato e chi non mangia carne di maiale. Uno si reincarna, l'altro non tocca le vacche, il terzo non mangia pesce di venerdì e un quarto deve macellare gli animali in un certo modo. Uno può combinare tutti i casini che vuole che tanto il Padreterno lo perdona, l'altro crede nello stesso Padreterno ma non può sgarrare di una virgola altrimenti appena deve rendere conto all'Altissimo viene fulminato all'istante. Incensi, preghiere, pellegrinaggi, icone. Oro o colori sgargianti, silenzio o salmodia, chiese opulenti o austere, templi, moschee.
Da quando sono passata dalla tolleranza alla spocchia? Più che di tolleranza forse si è sempre trattato di supponenza o più semplicemente di indifferenza. Credi un po' in quello che ti pare, basta che sei felice. Ora invece mi sembrano tutte una serie di scaramanzie che mi danno l'orticaria. Ma come, mi trasferisco nel Paese più tollerante al mondo e peggioro? Sì, e pure parecchio. Nel mio lavoro devo tener conto del credo di tutti; per questo bimbo si cucina in un certo modo perché sennò dio s'incazza, quell'altro non può andare a letto se non legge prima un pezzo della bibbia, la terza non si può vestire come le pare. E io faccio sempre più fatica a rispettare il volere di tutti, a pensare che per loro è una verità incontrovertibile.
Devo assolutamente scendere dal piedistallo. Solo che è come quando hai un brufolo: appena lo noti, vedi solo quello. Dove mi giro mi imbatto in qualche rito che mi urta i nervi da matti.
Mah, speriamo che mi passi in fretta.

venerdì 23 maggio 2014

Il sospetto di essermi messa un po' nei guai per i prossimi quattro mesi mi era venuto, ma l'avevo represso per benino. Da novembre dell'anno scorso sono a scuola per ottenere il mio diploma di assistente sociale. Un istituto tecnico con un percorso che di norma dura tre o quattro anni, a seconda della specializzazione, ma che offre percorsi abbreviati di un anno per adulti che già operano nel campo. Devi lavorare come assistente sociale un minimo di 24 ore settimanali, andare a scuola una volta alla settimana e arrivi alla fine dell'anno con il tuo bel diplomino. Visto che voglio continuare a fare questo lavoro per il resto dei miei giorni mi era sembrata una mossa intelligente.
A novembre inizio ad andare a Rotterdam tutti i giovedì e a consegnare i miei bei compitini. Il solo fatto che la mia mentor mi abbia complimentato per lo splendido uso della lingua la dice lunga sul livello minimo richiesto. Comunque sia ho una classe molto divertente, imparo parecchio e vado tranquilla. Unica spina è che il mio lavoro ha pagato il percorso di studi a livello 3 (e ringrazio in ginocchio sui ceci visto che nessuno era tenuto a farlo perché non mi possono prolungare il contratto) mentre il mio sogno nel cassetto era il 4. La differenza fra 3 e 4 sta nella capacità di coordinare e gestire il lavoro ad un livello un filino meno brado, ma soprattutto significa una chance in più di rimanere nel campo. Inutile dire che si trova un lavoro più facilmente con un 4 che con un 3. Comunque avevo pensato di finire il 3 e poi in futuro vedere cosa combinare. Fino al giorno in cui la mia mentor di cui sopra mi dice: "Ma perché non fai il 4, con la testa che hai?" Perché quando l'avevo chiesto un anno fa mi era stato detto che non era possibile.
E' possibile. Solo che non è furbo farlo a quattro mesi dalla scadenza del contratto. Perché per il livello tre praticamente avevo già finito, anche se il diploma lo prendo a settembre. Mentre per il livello 4 devo fare una caterva di tesine aggiuntive entro la fine di luglio, per poi affrontare gli esami (due mesi) e non posso sforare di un giorno. Risultato: a letto con l'occhio spalancato, il cervello in poltiglia che ancora non si capacita e lo stomaco ribaltato.
Un giorno però qualche terapista mi dovrà spiegare perché non ho continuato a fare l'impiegata da brava persona equilibrata.

giovedì 15 maggio 2014

Corso di lotta antincendio e rianimazione per poter fare i turni di notte. Figata spaziale giocare letteralmente col fuoco, spegnere incendi controllati con un bell'istruttore dietro alle spalle pronto ad intervenire. In realtà credo che in questo preciso momento il fuoco mi faccia paura più di qualunque altro accidente mi possa capitare sul lavoro. In compenso se da una parte mi rassicura poter rianimare qualcuno che mi collassa vicino, dall'altra il corso ha avuto un effetto dulcolax fulmineo. Finito il corso ho girato i tacchi, ho acceso il computer e ho pagato la sottoscrizione alla NVVE, associazione per l'eutanasia volontaria. Non tanto per l'eutanasia in sé che, come il mio testamento biologico, per me è un fatto scontato, discusso, messo per iscritto e archiviato. Quanto per la possibilità di ordinare una medaglietta che ha valore legale con su scritto NON RIANIMARE. Se mi accascio per strada e qualcuno si azzarda a tirarmi su lo massacro. I danni al cervello anche solo dopo pochi minuti senza ossigeno mi terrorizzano.
E su questa nota allegra, vado a farmi un bel caffè.

domenica 11 maggio 2014

'Perdere peso' è un'espressione fuorviante. Perdo le chiavi, il cellulare, la memoria ma i chili di troppo li devo proprio prendere a calci. E anche così spesso ritrovano la strada di casa.