martedì 24 agosto 2010

A tavola Martine racconta di come si sia pentita di aver visto il cartone animato "Giù per il tubo", perché c'era una barca "però un pò umana" che alla fine affonda e fa ciao ciao con la mano, scena che ha straziato anche Chiara che ora tiene le dita nelle orecchie e canta "la la la la la" per non sentirne parlare.
Evidentemente babbo e io non empatizziamo con il dovuto trasporto perché Marti rincara la dose: "Ma Papi, è come se tu perdessi la mamma!"
Ci pensa un attimo, mi guarda e rettifica: "Non che io pensi che tu sia una barca, mami".
Sarà il caso di mettersi a dieta?

sabato 21 agosto 2010

Cacchio, però il ragionamento di Elena non funziona quando ci sono di mezzo dei figli relativamente piccoli. Cerco di seguire l'onda con uno spirito molto zen, niente nella vita è disastroso finché hai la fortuna di avere un tetto sulla testa, salute e cibo in abbondanza, il resto si aggiusta da sé. Non siamo stati travolti da uno tsunami, non siamo trovati spazzati via da incendi o inondazioni, non c'è bisogno di farsi prendere dal panico. Qualunque cosa si decida di fare, le bimbe si adatteranno e alla fine andrà tutto a posto.
Già.
Allora perché mi si chiude la bocca dello stomaco all'idea di riportarle in Olanda quando Martine mi dice "Ma io non so scrivere né leggere l'olandese, non andò bene a scuola". Perché non riesco ad offrire ragionamenti convincenti a Chiara che mi dice che su non ha Elisa Giorgia e tutte le sue amiche? Te ne farai altre, tesoro. Però l'ottimismo non viene neanche a me, figurarsi a loro.
Perché in realtà l'Olanda è una scelta razionale e ci manca la convinzione di fondo che sia la scelta giusta. Da un punto di vista economico probabilmente sì (e quanto pesa quel "probabilmente"? Quanto un macigno). Ma per il resto il nostro cuore è qui. Mi dico che avrei fatto bene a mantenere la calma, a non divorziare ma far rinsavire Ed buttandolo fuori di casa per un pò, a non tornare in Italia ma tenere su l'appartamento e il lavoro, a continuare a risparmiare per le bambine, per la pensione e a fare tutte le scelte giuste che purtroppo non ho fatto. Razionalmente avrei realmente dovuto fare così e mi rendo conto di aver fallito su tutti i piani. Non è una bella sensazione.
Ma non avrei scoperto Bologna con la sua bellezza e i suoi amici. Non avremmo fatto capatine al mare, pic nic all'aperto, scopracciate a San Martino. Non avremmo potuto rinsaldare i rapporti con i nostri vecchi amici. Non ci saremmo goduti la famiglia in senso allargato, intendendo i cugini e la nipotanza. Il nostro matrimonio non si sarebbe rafforzato. Le bambine non avrebbero avuto la facilità che hanno ora di dire "ci vediamo in piazzetta" o "oggi vengo a dormire da te, domani vieni a mangiare da me, dài facciamo un bel pigiama party". Niente vacanze chiedendo al vicino se ti guarda il gatto, niente improvvisate per concerti o uscite, molto meno calore umano.
La nostra aziendina è sempre stata un guscio di noce in mare aperto, ma dal 2008 è arrivata la tempesta. Abbiamo retto il 2008, tenuto botta il 2009 e proprio ora che le cose sembravano migliorare il 2010 potrebbe esserci fatale. Allora ti viene in mente l'unica scelta razionale che conosci: tornare in Olanda, trovare un lavoro o iniziare un'azienda lì e riprendere il cammino in tutta sicurezza.
Però l'idea non ci piace.
Sarà per questo che ci frullano nella testa mille altre soluzioni (Cercare un lavoro qui? Già, fosse facile. Inventarsi un'altra attività? Ma quale? Cercare una terza via totalmente nuova? Anche lì, le idee scarseggiano). La cosa che più mi stupisce è che non riesco a chiedere aiuto; magari parlarne con qualcuno che veda il tutto dal di fuori con maggiore chiarezza sarebbe meglio. Forse temo solo il tam tam e già mi vedo a rispondere a telefonate impanicate da parte di mia madre o a dover affrontare mille domande alle quali purtroppo non so rispondere.

martedì 3 agosto 2010

Cito dal post di Elena: "La vita diventa più leggera quando capisci che sono veramente poche le scelte irreversibili. Se hai sbagliato strada e non puoi tornare sui tuoi passi, c’è quasi sempre un modo per arrivare dove volevi, anche se facendo un giro più lungo. E le deviazioni a volte sono quelle che riservano le sorprese più belle. Se non hai una meta e scegli a caso, non significa che la tua strada sarà più brutta o difficile di chi ha una destinazione precisa e punta dritto alla meta."
Ne traggo conforto ora che forse la vita fa l'ennesima curva a 90 gradi. O forse no. Mai stata brava a convivere con l'incertezza. Affronto volentieri cambiamenti epici una volta scoperto quali sono. Prendere la decisione è la parte più difficile, poi il resto trasloca da sé.
Mi sono arrovellata, ho pianto, preso decisioni definitive che tre secondi dopo non valevano più, mi sono sentita forte nella certezza della via da prendere e spersa come un bambino in un bosco di notte col lupo. Mi sono messa ai fornelli dimenticando tutto, ho tenuto comizi per il pro e il contro passeggiando nel parco col cane e poi ho deciso che la cosa migliore è staccare un secondo la spina. Non pensarci per un pò, lasciar sedimentare il tutto e vedere se poi le scelte si illuminano.
Così oggi farò quel che fa Alice: una bella passeggiata, uno spuntino e una ronfatina.