sabato 8 agosto 2015

Qui non è mai la morte di nessuno. Neanche quando è la morte di qualcuno.
Una decina di giorni fa, mentre ci stavamo godendo una bella vacanza sui colli marchigiani, ci arriva la notizia che mio suocero è malato terminale di cancro. Per anni l'abbiamo preso in giro perché andava dal medico a ogni piè sospinto. Ridacchiando gli dicevamo "Sei l'uomo più monitorato della terra, ci seppellirai tutti." Peccato che durante i mille controlli per tumori alla pelle, cuore malandato, diabete e quant'altro sia sfuggito il piccolo particolare che aveva un cancro all'esofago, andato in metastasi al fegato.
Ed riceve la notizia direttamente da suo padre, che gli parla con la flemma di un postino che ti chiede la firma per una raccomandata. Dopo un po' a sua volta la riferisce a me con la stessa compostezza. "Non c'è più niente da fare." Stesso tono con cui potrebbe dire "Cara, ho pagato tutte le bollette." Ok, ormai vivo da tanti anni in un Paese sobrio, faccio parte di questa famiglia misurata, ho un marito equilibrato, funziona così.
Da quando siamo tornati siamo andati spesso dai nonni. Abbiamo parlato tanto, fatto passeggiate, mangiato e riso insieme. Devo dire in tutta sincerità che li ammiro. Ammiro la sobrietà olandese in generale e la compostezza di questa famiglia in particolare. E' un gran dolore. E' una fregatura immensa. E' un fulmine a ciel sereno. Ma non è un dramma. Certo, si piange. Certo, siamo tristi. Ma non siamo solo tristi. Si va a mangiare dai nonni e si chiacchiera, come si è sempre fatto, fra bollettini medici e barzellette. Si va a passeggiare con i cani per boschi e si ha la libertà di esprimere qualunque pensiero, triste o allegro che sia. Ad entrare in casa non si respira un'aria angosciante, anche se non si evita di guardare in faccia la realtà. 
A dirla tutta sono contenta che le ragazze vivano qui per la prima volta il dolore di perdere qualcuno di molto caro. Perché assorbono anche l'idea che per quanto penoso, morire è inevitabile. Per quanto triste l'idea, prima o poi con la morte devi fare i conti e non è detto che lo si debba fare solo piangendo fiumi di lacrime e strappandosi i capelli. Ci si può anche avvicinare alla fine con grazia, senza negare il dolore ma senza fermare la vita. Perché qui in fondo è ancora radicata una convinzione antica che la morte faccia parte della vita stessa. In passato era un concetto naturale anche da noi, ma ormai abbiamo rimosso la morte dalle nostre esistenze fino a farla diventare un tabù. Invece per come la stiamo vivendo ora è inevitabilmente un argomento spinoso, non se ne chiacchiera certo a cena con gli amici come se fosse l'ultimo film di grido, ma non si evita neppure di affrontare l'argomento. I miei suoceri stanno mettendo in pratica con grande eleganza il detto "Il dolore è inevitabile, la sofferenza una scelta."