sabato 1 dicembre 2007

Dall'alto, guardo le mie mani. Lentamente, con pazienza, impastano. E' tempo di cappelletti, tra poco è Natale, la tradizione è passata a me. A noi, anzi, tutta la famiglia partecipa alla preparazione dei famosi cappelletti. Le piccole tirano la pasta, facendo a turno con la manovella, poi aiutano a riempirli, papà li chiude (e li rende tutti squadrati perfetti, da bravo nordico).
Guardo le mie mani e sparisce ogni suono. Non sento più la tv, non vedo più la famiglia né i gatti, le guardo e vedo le mani di mia madre. Vedo le mani delle mie bimbe, che impasteranno a loro volta. Vedo le mani di zie, nonne, generazioni di donne che hanno impastato. Vedo pentoloni che borbottano, grembiuli, vapore, anni di storia che ruotano attorno a una tavola imbandita. Le stesse mani che lavoravano i campi e ora schiacciano i tasti di un computer. Le stesse mani che lavavano i figli piccoli nei catini e ora li lavano sotto un bello scroscio di acqua corrente. Quelle che zappavano un orto e ora guidano la macchina. Mani che reggono un libro, amano, lavano, pettinano, accarezzano, portano la spesa, ammoniscono, ridono. Mani che impastano.
Alla fine sono sempre le stesse mani.

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