sabato 27 agosto 2011

Meno male, il vento si è alzato e cominciamo a respirare. In tutti i sensi.
Spararsi 1300 chilometri di autostrada di notte è furbo perché si evita il traffico. Meno furbo perché è un vero massacro. Siamo partiti da un paese dove abbiamo dormito tutta l'estate sotto un piumino per arrivare in una Bologna affogata dal caldo. Che qui d'estate faccia caldo non è certo una novità. Ma entrare in un forno quando già si è stracchi da un viaggio vuol dire cercarsi guai.
Abbiamo passato i primi due giorni alternando uno stato catatonico-depressivo all'autocommiserazione. Oh noi tapini, perché mai abitiamo in questa minuscola scatola di fiammiferi traboccante orpelli? Oh noi miserandi, come potremo mai affrontare tutto il lavoro che ci aspetta in questo caldo spossante? Oh, se solo qualche intervento propizio ci salvasse da questa valle di lacrime.
Poi siamo andati a cena da alcuni amici che ci portano luce, abbiamo iniziato a riprendere contatto col nostro mondo italiano, il vento si è alzato e ci siamo ripresi. A simbolo della vita che torna a scorrere nelle vene abbiamo ripulito l'armadio per far spazio al nuovo guardaroba delle figlie (opera di zia), gettando via una caterva di roba. Molto liberatorio.
Fatti sotto anno nuovo, noi siam pronti.

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