giovedì 8 settembre 2011

Devo ancora raccontare l'avventura franco-italo-turkmena di quest'estate. Mitica.
Succede che lavoro dall'Olanda, per ovvi motivi. Ho trasferito la linea telefonica, mi sono portata dietro il mio computer e via. Che io sia seduta dietro al mio tavolo di casa a Bologna o che sia su una casa galleggiante lungo un fiume nordico non fa nessuna differenza. I clienti mi mandano le richieste per mail, io le inoltro ai traduttori e poi rispedisco al cliente il risultato. Semplice.
Fino a che non ti telefona un tizio da una mega azienda di Milano per richiederti delle traduzioni giurate. Pronti ad ogni evenienza, ci eravamo messi d'accordo con una collega perché andasse lei in Tribunale a posto nostro. Arrivano i file, li inviamo alla traduttrice, lei va in Tribunale e spedisce il tutto per posta a Milano. Liscio come l'olio, tutti soddisfatti.
Passano pochi giorni e un venerdì pomeriggio chiama il cliente. Uno dei documenti è sbagliato "i miei capi sono incazzati neri. Sono documenti che ci servono per aprire un'azienda in Turkmenistan ma possono essere solo legalizzati presso l'ambasciata trukmena di Parigi. Se ci tocca tornare a Parigi per fare 'sto lavoro o fare un altro viaggio in Turkmenistan a consegnare il documento sbagliato, vi addebitiamo tutti i costi."
In un momento simile il panico fa strada a una scrosciata di adrenalina. Mentre sei ancora lì che parli con il cliente ti vengono in mente mille scenari possibili, frammenti di immagini di chi può far cosa dove.
Morale: la collega è andata per noi in Tribunale il lunedì per poi portare il documento in Prefettura per farlo legalizzare. Mercoledì ha ritirato il tutto in Prefettura. Io ho chiamato il corriere dall'Olanda, fatto ritirare il plico a Bologna e fatto recapitare a Parigi con modalità super espressa per farlo arrivare il giorno dopo entro le nove. La mia amica di Parigi prende il documento e corre all'ambasciata turkmena di Parigi, che è aperta solo dalle nove e mezza alle undici e mezza del giovedì mattina. Dovrebbe lasciare il tutto in attesa di una firma ma è una tipa tosta con un sorriso al quale non si dice di no e torna a casa con i documenti firmati. Richiamo il corriere, faccio ritirare il pacchetto a Parigi e lo faccio recapitare a Milano, dove il cliente lo riceve il giorno dopo, esattamente a una settimana di distanza dalla prima telefonata.
Lieto fine: manco a dirlo, il tizio ha mandato una mail interna a dei colleghi segnalandoci come loro traduttore preferenziale.
Son soddisfazioni.


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