venerdì 1 luglio 2011

"Koffie verkeerd - Caffè sbagliato". Non è un cappuccino, forse assomiglia di più a un latte macchiato ma in fondo neanche tanto. Anche perché è un caffellatte fatto con il caffè olandese, che assomiglia più alla brodaglia americana che al nostro espresso. Una delizia.
La prima settimana in Olanda non me la sono ancora goduta molto. Anzi, sono rimasta praticamente tutto il tempo tappata in casa a lavorare. Non ho ancora ripreso i contatti con un paese che ho detestato e che in realtà è casa. Però i sapori degli anni passati qua sono arrivati fino a me, altri ne arriveranno. Oggi per pranzo mi sono mangiata due panini all'uvetta farciti con il formaggio. Ho ingollato montagne di pane nero; da noi sinonimo di guerra fame e desolazione, qui cibo degli dèi. Non il nostro pane integrale, un panino bianco camuffato con qualche granellino qua e là. Pane nero degno di questo nome perché è proprio così: nero nero, denso di semi, profumato. E poi il latticello, il pan di zenzero, la salsa di arachidi sul pollo. Un mondo che visto da fuori, da italiana "vera", può solo far inorridire. Ma che ha il potere di ridarmi il benvenuto in questo mondo che è anche mio. L'ho ripudiato, ne ho parlato come se fosse l'inferno, per anni ho ricordato solo la pioggia e gli abitanti scorbutici. E lui mi aspettava. Torno dopo otto anni e trovo ad aspettarmi un sorridente panino all'uvetta che mi fa l'occhiolino.
Sono pronta ad ammettere di essere tanto olandese quanto italiana. Ovunque vada mi mancherà l'altra metà del mio mondo, ma ovunque vada sarò comunque nella metà giusta. In una perenne "sovrapposizione di stati" come il gatto di Schroedinger.

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