lunedì 11 luglio 2011

E sempre riguardo al mio post precedente, c'è da dire che l'Olanda è proprio stronza e che sta facendo del suo meglio per farsi vedere dal suo lato migliore. Vivo sull'acqua in una casa con giardino, vedo gente passarmi sotto il naso sopra bellissime barche e farmi ciao ciao mentre sono comodamente seduta sul divano. Esco e cammino lungo una strada ammantata di alberi profumati, sbirciando dentro case fiabesche. Prendo la bici e passo da un paesino all'altro attraversando una cartolina con il prato verdissimo la mucca che pascola e le nuvolette bianche disegnate in un cielo di un blu improbabile. Mi sforzo di pensare che nulla di tutto ciò è vero. E' una vacanza, una bellissima vacanza, ma non è la nostra vita. Questa casa non è nostra, se mai dovessimo tornare non abiteremmo certo in mezzo a prati fatati ma in un appartamento al quarto piano senza ascensore in una popolatissima strada di città, incasinata come tutte le città del mondo. E' vero che ora splende il sole e sembra di vivere a Cartoonia, ma è anche vero che tra poco inizia a diluviare e non smette più fino a giugno prossimo.
Poi però porto il cane a fare un giretto e vengo risucchiata un'altra volta dall'idillio. Ci penso e capisco come mai un paese che avevo ripudiato di netto ora mi attira con il suo canto da sirena. Mi attira per le stesse ragioni per le quali l'avevo abbandonato. Qui tutto segue le famigerate "tre erre" che le levatrici olandesi predicano per il benessere dei neonati: Rust (quiete), Reinheid (pulizia) e Regelmaat (regolarità). Tutto quello che mi tirava scema dieci anni fa, ora mi sembra un sogno. Dopo una decade vissuta su una fune, con l'incertezza come unica costante, rivedo la mia vecchia vita con i suoi giorni ben scanditi da riti precisi in un paese che segue una sceneggiatura ben delineata e mi sembra da matti aver abbandonato tutto. L'altro giorno ero ad Amsterdam con una mia amica storica che ho conosciuto qui quasi vent'anni fa. Da allora abbiamo avuto entrambe delle vite da flipper ma in un modo o nell'altro ogni tanto riusciamo a riconnetterci. Ridendo mi diceva "Ti ricordi quando una volta a casa tua ti raccontavo che non sapevo dove sarei stata e cosa avrei fatto l'anno dopo? Tu mi hai risposto 'Pensa a me, che so fin da ora che sarò esattamente qui a fare quello che sto facendo ora'. Bè, alla fine hai girato forse tu più di me".
Son certa che se domani tornassi, una volta riconquistata la pace, mi verrebbe la nostalgia per il furore italiano. Amo ferocemente un paese caotico e altrettanto profondamente un paese ordinatissimo. Ma sarò scema.

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