giovedì 2 aprile 2015

Ora la sparo grossa. Però ci sto pensando da diversi mesi, da prima di natale per essere precisi, quindi sono pronta a spararla.
Da qualche parte su internet mi sono imbattuta nel racconto di una signora che aveva adottato un cane senior e a questo proposito ha detto: "She shifted something deep in my heart and out of that came compassion." Il che mi ha dato la conferma di non essere del tutto matta a pensare che se ora faccio il lavoro che faccio in parte lo devo ad Alice.
La tendenza a fare da 'Madre Teresa' è di famiglia, il marito mi sfotte da anni per questo. Però ho sempre condotto una vita 'normale' dove aiutare gli altri si traduceva in dare una mano ogni tanto ad amici più o meno stretti ove richiesto, ma non era proprio il centro della mia esistenza. Per di più sono di natura piuttosto schifiltosa; ci vuole davvero poco perché qualcosa mi faccia senso, specialmente lo sporco. Datemi una superficie appiccitaticcia e mi va in palla il cervello. Calcolando che mi facevano schifo anche le pappine che preparavo per le figlie, la mia soglia-conato è piuttosto bassa. Poi è arrivato questo cane che all'inizio non volevamo neanche portare a casa da quant'era brutto, ma che ha oleato qualche meccanismo misterioso e che ora mi appare bellissimo. Non nel senso che ci ho fatto l'abitudine, ma nel senso che lo vedo bello.
Con i miei ragazzi è uguale. Oggettivamente sono storti, un po' puzzolenti, perdono umori da ogni orifizio, mi sbavano addosso, quando li vedi mangiare ti passa l'appetito a vita, non hanno tutti i pezzi al posto giusto. Eppure li vedo belli. Non per vocazione, per spirito di servizio o per nobiltà d'animo. Sono semplicemente molto belli. E questa compassione nel senso di Mit-gefühl, "Io sento quello che tu senti, ti vedo per tutto il bello che sei", me l'ha regalata Alice.

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