mercoledì 22 agosto 2012

Blogger ha cambiato faccia, ha mille funzioni a me sconosciute e incomprensibili. Per caso scopro che incastonate da qualche parte ci sono ancora delle bozze di blog che alla fine non hanno raggiunto la superficie. Ho letto questa e di botto mi sono trovata sul nostro pianerottolo a Bologna. La pubblico per quanti di noi quel pianerottolo lo conoscono, giusto per cedere un attimo alla nostalgia.


Suona il citofono. La figlia grande ha paura di usare l'ascensore, quando torna da scuola la vado a prendere di sotto. Oggi più che mai suona in un momento di abbrutimento totale. Che faccio, scendo così?
Praticamente sono in camicia da notte o poco ci manca. Ho su un vestito da casa a metà tra l'indecente e l'inguardabile. Vabbè, chi vuoi che mi veda. Come unico compromesso questa volta non scendo scalza, mi metto almeno le ciabatte.
Pigio il pulsante dell'ascensore, inizia il calvario. Il nostro condominio è dotato dell'ascensore più lento del mondo. Sono certa che se esistesse una certificazione per la lungaggine del trasporto persone in verticale, arriveremmo primi ad occhi chiusi.
Lo sento un paio di piani sotto. Pling, zzzzzzzz, stock. Si apre. Stock, zzzzzzzz, ping, si richiude. Striscia fino al piano di sopra. Pling, zzzzzz, stock. Voci sul corridoio, colleghi che chiacchierano. Zzzzz, stock, ping, riparte. Arranca fino al nostro piano. Bene, non c'è nessuno, entro così.
Avrei dovuto saperlo. Anzi, era matematico ma ho sottovalutato il rischio lo stesso. Fra il viaggio di andata e l'odissea del ritorno, credo di aver incontrato tutti i condomini e anche un paio di foresti.
La prossima volta giuro che mi metto un paio di braghe e una maglietta prima di salire in ascensore. Anzi, faccio in tempo anche a laccarmi le unghie.

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