lunedì 11 febbraio 2013

Che debacle.
Anche oggi piscina. Fino ad ora ero andata in una piscina in un paesino qua vicino, picinìn, molto pittoresca. Una piscina normale per persone normali, vasche da 25 metri da percorrere a ritmi umani. Mi sentivo quasi in forma.
Questa mattina ho pensato bene di andare alla piscina olimpica che hanno aperto da poco qui vicino a casa. La vedi letteralmente dal liceo di Martine, ci si arriva in un attimo. Nuova, scintillante, pulitissima. Il concetto di 'olimpica' però non si è fatto carne fino a che non mi sono trovata in acqua. A un certo punto ho alzato gli occhi, convinta di essere arrivata, e sono rimasta imbambolata. Ero a metà strada. Primo pensiero "Oh, cazzo." Secondo pensiero "Adesso affogo. Sento il cibo che torna su, svengo, se vado giù ci sarà un bagnino da qualche parte, oddio il tizio dietro di me sta arrivando come un siluro." Terzo pensiero "Boccadoro, datti una calmata. Da quando in qua non ti senti a tuo agio in acqua, riprenditi." Quarto pensiero "Bon, continuiamo a nuotare".
La piscina era divisa in corsie, tre per sole vasche e il resto stipato da gente che nuotava beata a cagnolino, riuscendo anche a non disfarsi la piega e chiacchierando amabilmente con chi gli stava accanto. Ho cercato di tirar dritta con le vasche. Peccato che le mie corsie fossero piene di androidi in forma fisica splendente, che vedevo sfrecciare avanti e indietro mentre io conquistavo faticosamente prima una sponda e poi l'altra, regalandomi la netta sensazione di essere una mozzarella galleggiante che impiccia chi va lì a nuotare per davvero.
Mi sono spostata nelle corsie più da relax, ma in effetti i ritmi erano troppo polleggiati anche per me. Alla fine sono andata a farmi la doccia, totalmente sconfitta. Avvolta dal mio bel costume rosso squillante mi sentivo un Gabibbo fuori forma.
Ora mi si aprono due strade. A): continuo ad andare a nuotare e prima o poi rileggo questo post sorridendo del budino che ero. B): gliela do su.
A giudicare dalla cofana di pasta che mi sono sbafata al rientro, seguita dal rotolo di biscotti al cioccolato - un classico da frustrazione - temo che sia la seconda che ho detto.

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