giovedì 21 febbraio 2013

No, no, la tecnologia è bella. Semplifica la vita, accorcia le distanze, tutto bene.
Però non dimentichiamo che sono nata prima che facesse parte della nostra esistenza, ancora mandavo lettere di carta e telefonavo all'amato una volta a settimana da una cabina telefonica con la scheda. Bisogna crescere insieme alla vita che si evolve, ma non bisogna neanche pretendere troppo...
Piscina ultramoderna, bella cosa. Mi cambio, mi avvicino agli armadietti con la mia monetina e il mio fagotto di vestiti e gli sportelli non hanno serrature. Sono bianchi, scintillanti, lisci come l'olio. Hanno solo inciso un numero sopra. Mi guardo un po' attorno e vedo uno schermo tipo quelli dei bancomat. Mi avvicino e cerco di capire. Schiaccio qualche pulsante, mi muovo a tentativi e alla fine capisco che va così: clicchi sullo schermo per richiedere un nuovo sportello. Il computer ti chiede di entrare un codice pin. Per sicurezza uso lo stesso del bancomat, conscia dei tristi limiti della mia memoria. Lo schermo ti chiede una monetina, tu la metti dentro e lui ti risponde con il numero del tuo sportello. 401. Mi giro e vedo che si è magicamente aperto da solo. Caccio dentro la mia roba, terrorizzata. Ho buone speranze di ricordarmi il codice per riaprire il tutto, ma ho la certezza di dimenticare all'istante il numero dello sportello. Un po' perché la mia memoria è pateticamente nulla, un po' perché più una cosa è importante da ricordare, meno il mio cervello collabora. 401. 401. 401. Vado a fare la doccia. 401. Entro in acqua. 401. Ogni bracciata ha un numero. 401. 
Alla fine ce l'ho fatta. Ho inserito il mio pin, lo sportello si è riaperto da solo, ho ripreso la mia roba. Però gli effetti benefici dell'acqua vanno a farsi benedire in questo modo. La prossima volta mi scrivo il numero su una mano con un pennarello indelebile.

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